Libertà

Il giorno era arrivato. Il giorno della ribellione.

L’orso ruppe la catena, spezzò la museruola, si sbarazzò delle pezze che fasciavano le zampe.

Mai dimentico della sua natura selvaggia, scomparve nei boschi. La sua casa, la sua patria la stava aspettando. I giullari, perplessi, rimasero sulla strada immobili. In mano tenevano un moncherino inutile di corda.

Una vita in gabbia, a vedere il piccolo mondo degli uomini, a mangiare carcasse. La frusta era stata la sua maestra, il collare il suo unico compagno, le grida il solo verso che conosceva. Oltre quello delle risate.

Risate crudeli che ferivano più di mille sferzate. Deridevano la sua goffaggine nel reggersi su due piedi. Ridevano della sua disperazione, del suo grugnito che non era altro se non una richiesta di pietà.

Aveva conosciuto solo quel mondo. Il tendone, gli umani che lo tenevano al guinzaglio o in gabbia mentre lo portavano da un villaggio all’altro. E lui non eta più una creatura,era solo un gioco, una curiosità, un intrattenimento circense.

Ma, a volte, quando costeggiavano il bosco, sentiva un richiamo, sentiva una forza violenta, una nostalgia mordace.

Voleva andarsene, abbandonare quel posto opprimente, quelle persone insoddisfatte e violente, che godevano del dolore altrui, sperando di trovare sempre una qualche creatura da maltrattare e schiacciare.

Voleva trovare il suo posto, la sua tana sicura, accogliente, i suoi simili che lo avrebbe rispettato.

Voleva indietro la sua dignità,

Basta colori sgargianti, vincoli, beffe, violenze.

Era ora di andare, era ora di conquistare la libertà.

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