Impossibile ignorarlo. Quando fa la ruota, il pavone si mette sotto gli occhi di tutti, pronto a ricevere lo scroscio di applausi, un mare di ammirazione. Eccolo in azione mentre mostra la sua coda, i suoi occhi pennuti, i colori sdi un sogno infranto.
Quanti pavoni si vedono gironzolare impettiti e dimentichi di essere soltanto un uccello tra migliaia di altri uccelli. E stordiscono i presenti con ruote mirabolanti di parole vane e inutili, con una cascata di “io”. Sempre dimenticano il gentile “tu”, divenuto un mero pretesto per iniziare la propria declamazione.
E di tutti questi io, solo una manciata hanno un peso. Di tutte queste parole, solo una frazione minima ha un significato. Tutti gli altri io, tutte le altre parole, sono macigni che si abbattono sull’ascoltatore paziente, la vittima messa in angolo.
Se non ottengono il riconoscimento che pretendono, subito si alzano lamenti striduli che squarciano le nubi. Stai certo che la loro disgrazia è maggiore degli altri, la loro intelligenza troppo fine per essere compresa, la loro opinione più preziosa dell’oro. Lo ripetono con isterica petulanza. Lo rimarcano, puntando il dito contro la folla ignorante, i politici incompleti, l’amico stupido, il collega incapace, il subordinato limitato.
Eppure, tutto ciò che lasciano è un immenso senso di stanchezza.
Azzeccatissimo!
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Eh, purtroppo ci sono molti individui del genere
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Moltissimi
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