Astolfo non vuole tornare – Pt 8

Non, non avete capito male. Il lago chiaccherava, e non smetteva un momento di parlare, parlare, parlare. Solo che Astolfo non se ne era reso conto perché era troppo concentrato sui suoi pensieri per capire che le voci provenivano dall’acqua.

Astolfo si inginocchiò per sentire che cosa dicessero e se effettivamente fosse acqua quella che vedeva. Al tatto si rivelò essere una sostanza ad Astolfo del tutto sconosciuta, fluida come un liquido, ma che non lasciava tracce umide sulle dita. Inoltre, anche avvicinandosi, non riusciva a comprendere nemmeno una parola di ciò che veniva detto, ma qualche frammento gli risultava vagamente familiare.

Era del tutto normale che il cavaliere non capisse nulla: in quel lago fluttuavano tutte le lingue del mondo, che non venivano più utilizzate e che erano cadute nella dimenticanza. Magari in un futuro qualche sventurato avrebbe cercato di resuscitarle, ma, almeno per ora, se ne stavano lì, assieme alle parole arcaiche di lingue ancora in uso. Era un buffo modo per passare i secoli: cercare di comunicare con una miriade di presenze che parlano una lingua conosciuta ai defunti.

L’attenzione di Astolfo venne catturata dal riflesso di un’enorme costruzione di marmo bianco. Alzò lo sguardo e vide che si trattava di una sorta di tempio.

“Sapevo che lo avresti trovato interessante, saggio Astolfo”, disse la voce della donna invisibile.

“Di cosa si tratta?”

“Di una biblioteca, che contiene tutto il sapere umano andato perduto”.

“Abbiamo smarrito così tanto?”

“E tanto ancora smarrirete”.

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