Il tempo perduto non trova spazio neppure sulla luna, o quel piccolo sasso sospeso nell’universo dovrebbe raggiugere le dimensione dell’universo stesso. Un bel problema, soprattutto per la terra che ne risulterebbe schiacciata.
Per cui niente tempo perduto sulla luna. Ma i detriti che il tempo lasciava alle sue spalle occupavano una importante valle, tutta colma di oggetti di vari dimensioni. La parte che Astolfo visitò apparteneva al settore Bambini. Vi erano riversati centinaia, migliaia di giocattoli e pupazzi appartenenti a varie epoche e a parti del mondo che non avevano fatto la reciproca conoscenza.
Astolfo si perse in quel dedalo di vie che gli ricordava il labirinto della foresta in cui tante volte aveva perso la strads. Una leggera nostalgia affondò gli artigli nel suo cuore, ma Astolfo non avrebbe saputo dire se fosse per il ricordo della sua terra o se fosse per la desolazione di quell’angolo di luna.
Astolfo si ricordava di essere stato bambino, ma ormai gli pareva di aver vissuto troppe vite, di aver visto troppo sangue per poter trarre piacere da quei ricordi. Giocava con i fratelli con spade immaginarie, rideva come mai avrebbe fatto: nessuno vuole un saggio che ride come un bambino.
“Peccato, mi è sempre piaciuta la tua ironia” notò la voce.
“E tu cosa ne sai della mia ironia?” commentò Astolfo rigirando con delicatezza tra le mani una rozza bambola di stoffa dai capelli rossi. Gli ricordava vagamente di una bambina, ma venne distratto da un movimento che intercettò con la coda dell’occhio.
“Ti ho visto, fatti vedere!” urlò il guerriero mentre rimetteva a posto il giocattolo.
“No Astolfo, non potrei mai”. La voce era un po’ più lontana del solito.
Il cavaliere cercò la via di uscita, ma l’avanzata era rallentata da cavalli di legno, piccoli strumenti che producevano un dolce tintinnio, maschere multicolori, trottole e palle di straccia. Per quanto provasse a liberarsene, sembrava che quell’impero di ricordo gli stesse franando addosso.
conservo ancora molti dei miei giocattoli ed altre reliquie della mia infanzia; nonché i ricordi. Quanto ai saggi ebbi modo di scrivere: “Se incontri un Saggio che non ride, o non è saggio, o ti sta prendendo per il culo”
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Giusta osservazione 😉
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