Talpa

Lo chiamavano la Talpa, non perché fosse abile nell’intrufolarsi da qualche parte, ma perché Andrea era molto miope. E non parliamo di miopia fisica, ma mentale. Era talmente miope, che non riusciva a vedere le persone che gli stavano accanto. Per lui tutti avevano la stessa vaga sfumatura grigiasta, non avrebbe potuto dire chi lo stava prendendo in giro e chi, invece, si sarebbe gettato tra le fiamme per lui.

La Talpa non era di grande compagnia, come è facile comprendere. In primo luogo, non aveva amici. Non si sforzava di vedere l’umanità di chi gli stava accanto, viveva nel suo mondo sfuocato e non si accorgeva di nulla, neppure di una mano gentile che gli porgeva una margherita.

Non era sempre stato così. Una volta Andrea non aveva un soprannome, era semplicemnte Andrea e indossava dei pesanti occhiali che gli permettevano di decifrare il mondo e i caratteri circostanti. Non se li toglieva mai, li teneva stretti, con l’avidità di chi teme di poter perdere qualcosa di molto prezioso.

Ma un giorno Andrea decise di diventare la Talpa. Tutto cambiò, perché quei colori caleidoscopici lo avevano spaventato, lo avevano ferito e abbagliato. In particolare Anna lo aveva ammaliato con una danza seducente, per poi abbandonarlo. Per un po’ aveva continuato la sua vita, ma era diventato diffidente.

Così era nata la Talpa. E la Talpa difficilmente sarebbe tornata a vedere.

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