Tra giganti e nani

È una terra ben strana questa, soprattutto per voi, che siete abituati a non vedere la crescita. Il vostro sviluppo è lento, ogni giorno la vostra immagine sembra uguale a quella del giorno precedente, non notate le minuscole discrepanze che stravolgeranno il vostro aspetto. È un processo irreversibile, non potete tornare indietro.

Qui, questa legge non vale. I cambiamenti sono repentini, ben visibili, e permettono di identificare tre specie.

Guardate qui, queste nodose colonne. Sono gambe. Sono esseri che si sono elevati al punto da toccare la volta celeste. I loro pensieri sono puri, le loro azioni all’altezza di qualsiasi aspettativa. Sono gli eroi che tutti vorremmo essere. Sono i monumenti imperituri che vorremmo imitare.

E là, cosa vedete? Nulla. Guardate meglio, abbassate gli occhi, vedrete degli omuncoli. Guardano sempre in basso, sbirciano impazienti l’orologio, si riempiono la bocca e le orecchie di parole enormi, altisonanti, che li rendono, con il loro peso, ancora più minuscoli.

E infine ammirate questa arena. Queste creature hanno un’altezza simile alla vostra, alla mia. La loro oscilla, però: a volte si ergono, altre sprofondano. E si muovono, combattono, si affannano, in bilico tra l’ammirazione per giganti e il timore dei nani.

È un mondo fluido questo. A volte le colonne più alte si riducono in tronchi mal ridotti, altre piccole formiche mettono le ali e raggiungono leggere le vette.

Nulla è determinato. Nulla è fisso.

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