Una realtà

Gli avevano sempre parlato della realtà, unica e sola versione in cui si potesse vivere, che piacesse o meno. Marc aveva creduto a queste parole, almeno finché non si era tuffato in un’altra realtà, un’alternativa che non era stata menzionata da nessuno e che fino a pochi mesi prima non esisteva nemmeno.

Nella vita di Marc la realtà si era sdoppiata, perdendo unicità. C’era quella in cui si svegliava ogni mattina e quella in cui si ritrovava ogni sera. C’era quella che subiva e tollerava perché inevitabile e quella che sceglieva e amava.

Marc chiamava casa la seconda realtà, dovere la prima. Nella sua realtà aveva creato un mondo a suo misura, eliminando qualsiasi antipatia o invidia, rimuovendo preoccupazioni e incapacità. Quando entrava a casa diventava un’altra persona, la versione migliore di quella che trascinava in giro per il mondo.

Aveva amici, aveva amori ed era simpatico, alla mano, brillante, tutte caratteristiche che si offuscavano nel mondo di terra e acqua su cui poggiava i piedi. Era una persona importante, era apprezzato.

Ma poi riapriva gli occhi e quella realtà immensa veniva fagocitata di una realtà minuscola e gretta.

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Conturbante

Dioniso è conturbante.

È quella forza che spinge un ragazzo ad arrampicarsi su un abete per vedere ciò che non gli è permesso. Senza usare parole convince una regina a scappare nei boschi, una madre a smembrare la sua creatura. Fa innamorare ragazzi e fanciulle, indica una via tanto desiderata quanto proibita.

Dioniso è conturbante.

È uno specchio che svela una realtà più vera di quella che riflette. Mette a nudo, toglie le maschere e demolisce le corazze. Indica le paure e porge i piaceri. Rende selvatici gli animali addomesticati, spezza le catene e libera le belve. E il suo passaggio lascia il segno, a volte rosso come il vino e il sangue.

Ma cosa succede quando a essere conturbante non è un’antica divinità persa nel mito?

Dioniso era un dio isolato. Se ne andava in giro con il suo carro trainato da pantere e con i suoi satiri. Nessun dio dell’Olimpo lo accompagnava.

Ecco, l’elemento conturbante ne condivide il destino, viene isolato, diventa simbolo di quel qualcosa che si vorrebbe negare. La morte, la malattia, l’istinto. Poteri che si ritengono addomesticati, ma che sono pronti a esplodere in una danza folle e incontenibile da menade.

Niente pantere, niente satiri. Solo una scomoda verità.

Ricerca

In questi giorni vorrei non pensare. Poggiare la testa e lasciarla vagare per le terre infinite dei sogni. Godere della presenza di persone scomparse, sentire voci da anni mute, accarezzare ciò che non può più essere toccato.

Vorrei rifugiarmi in questo mondo in cui tutto va come dovrebbe andare, in cui le montagne da scalare non sono che tenere colline.

E lì la solitudine non esisterebbe. Ci sarebbe qualcuno al mio fianco con cui condividere difficoltà e frivolezze, con cui ridere e litigare.

La soddisfazione prenderebbe il posto del rammarico e della rabbia. Gli errori verrebbero dimenticati, i successi ricordati con gioia.

Il futuro apparirebbe meno minaccioso e incerto, e gli sforzi del presente non passerebbero inosservati.

Ma la realtà bussa prepotente alla porta. Non può e non vuole essere ignorata. Ha in volto quel ghigno beffardo di chi sa troppo, di chi è capace di svelare la verità.

Lo so. È inutile sognare.

Non mi resta che continuare la ricerca. Nella speranza che almeno qualche tassello di questo puzzle vada finalmente al suo posto.