Non mi giudicate, non sono sempre stato così. A causa dell’ira di un dio fin troppo umano nonob mi è permesso vedere la luce e miei piedi non possono toccare terra. Ho attraversato i cieli e la terra, e ora eccomi qui, perenne struzzo che cela la sua testa.
Un tempo lontano avevo delle ali magnifiche. Grandi, maestose, riflettevano la luce del sole,tanto erano lucide. Di color nero, rosso cupo e oro, si muovevano con disinvoltura trai cieli.
Un giorni volli scendere per vedere chi fossero quelle creature che brulicavano là sulla terra. Vidi uomini imbruttiti, che davano ordini e schiacciavano i più deboli. Vide donne avvenenti che attiravano l’attenzione di tutti,e altre che si nascondevano agli sguardi indiscreti. Vidi i bimbi che giocavano e sentii i loro gridolini di gioia.
Assaporai paesaggi mozzafiato. Montagne alte che sfidavano il cielo e che per questo venivano trivellate dal vento. Mi gettai fra le fenditure del suolo. In fine mi affacciai su un limpido specchio d’acqua e vidi un giovane stupendo. Dicono che ci sia stato persino un fanciullo che, innamorato della propria immagine, si sia tuffato in queste acque e vi abbia trovato la morte.
Io non commettei questa leggerezza,ma mi nacque il desiderio di vedere la divinità che tutto comandava. Volevo vedere, sapere, quale bellezza fosse.
Osai di più. Osai dire di essere persino meglii. Mi ribellai. E fui punito. Il mio desiderio era vedere il padre tutto, era sapere come fosse.
Lo rifarei? Potete starne certi