“Classics saved me” è un’espressione usata da una mia amica durante un suo discorso. Non è la prima volta che l’ho sentita usare queste parole, ma questo concetto mi ha sempre colpita, perché per me l’università di lettere classiche ha cosparso il terreno di ostacoli e di delusione. Eppure anch’io ho scelto questa strada per salvarmi, in qualche modo, da un periodo che mi stava consumando.
Effettivamente a lei questa strada ha dato diverse occasioni per essere contenta, anche se non ci sono stati momenti di sconforto. Ha conosciuto suo marito grazie a un viaggio di studio all’estero e ha deciso di continuare a studiare la materia che più le piace vicino al suo amore. Non male, anche se ha ancora qualche ostacolo da superare.
Io non ci sono riuscita, e più di una volta ho maledetto quella volta che ho scelto una laurea umanistica. Per quanta passione ci abbia messo mi sono sempre scontrata con qualche delusione: da professori che non avevano più voglia di insegnare, a materie stupende ridotte all’osso per permettere a tutti di superare l’esame, ho trovato l’università una semplificazione molto al di sotto delle mie aspettative. Ottimi voti, certo, ma zero soddisfazioni.
Uno dei miei difetti è quello di non riuscire a stare ferma. Per cui al quarto anno mi sono sentita soffocare dalla tanto decantata accademia, dai suoi meccanismi che permettono anche a chi non sa nemmeno la sintassi o a chi non ha fatto mezzo esame di filologia di laurearsi a pieni voti, magari con una tesi compilatoria. Ma un altro mio difetto è la testardaggine: ho finito la magistrale, preso la laurea, ottenuto un altro inutile diploma e cercato un angolo di pace nel mondo.
Bella idea, complimenti. Si è aperto uno psichedelico susseguirsi di tirocini, contrattini, parcellette, collaborazioni, pagati meno di nulla, forme di lavoro che dovrebbero essere vietate e non fomentate, ma gli interessi in gioco sono molti e vanno a favore di una categoria privilegiata e, di conseguenza, molto protetta.
Nel mio discorso avrei detto “Classics destroyed me”, ma non sarebbe del tutto vero. Ho imparato molto in quegli anni, soprattutto ho imparato a reinventarmi e non a fossilizzarmi su qualche periodo del basso impero o su un autore di secoli fa.
Come possono essere complessi e diversi cammini nati assieme.