Finalmete i quattro, piccoli, intrepidi eroi giunsero alle paludi dove viveva il mostro Mangiadolci. Non dovettero nemmeno cercare a lungo perché subito si imbatterono in una casupola di mattoni, piccola, ma con un certa grazia.
Nessuno aveva il coraggio di bussare, tantomeno Furt e Candy, terrorizzati all’idea di essere scambiati per dolciumi e mangiati in un sol boccone.
Ad aprire non venne un mostro, ma una sognora anziana, ben vestita e con un portamento altero, che guardò Dwarf con un’aria a metà tra la curiosità e l’orrore. “Desiderate?” Chiese.
“Sbagliato casa” grugnì lo gnomo senza nemmeno salutare “Mostro Mangiadolci?”
Con sorprsa di tutti la signora scoppiò a ridere. E rise, rise finché non le vennero le lacrime agli occhi e non si piegò su se stessa. Quando si riprese riuscì a dire: “davvero? Mostro? Questa è bella. Sono io il Mostro Mangiadolci. Il mio nome è Xenia. Vi ha mandati la Vecchia, vero? Come si trova con il suo nuovo corpo da Corvo?”
“Cornacchia” la corresse Klag.
“Se lo dici tu, ho sempre fatto confusione. Ma entrare, entrate, giuro che non vi mangio” disse ammiccando verso i due folletti.
Scoprirono che Xenia altro non era se non la sorella minore della Vecchia. Stanca di ricevere solo carbone, si era vendicata trasformandola in un pennuto, rubandole i dolciumi e la scopa volante. Il piano era quello di riempire tutte le calze sul camino con carbone, esattamente come succedeva a lei ogni anno.
Ma la parlantina di Klag convincerebbe anche i monti a ballare il can-can. Xenia accettò di ridare forma umana alla Vecchia, che riapparve in tutti i suoi porri e calvizie. Da parte sua, la Vecchia si impegnò a dare almeno un dolcetto ogni anno alla sorella, anche solo come riconoscimento per sopportare i suoi lamenti per i dolori della vecchiaia.
I quattro tornarono nel freddo nord dopo sei ore di viaggio, perché le renne avevano fatto indigestione di dolcetti e procedevano a rilento. Furt sbuffava alla pari di Dwarf, mentre Klag ripercorreva le sue imprese per il salvataggio dell’Epifania.
I quattro si guadagnarono la stima e l’amicizia di altre due formidabili vecchiette, che raccontavano in lungo e in largo le azioni dei due gnomi e dei due folletti. E queste storie, un po’ riviste, un po’ abbellite, giunsero alle lunghe orecchie del coniglio pasquale. Ma questa è un’altra storia.