Gli amati dagli dei. Chi sono veramente gli amati dagli dei? Uomini, donne e semidei che sono diventati dei simboli, che hanno trasformato il loro corpo di carne e ossa in qualcosa che davvero è immortale e che riesce a parlare senza una bocca. Sono idee incarnate in personaggi. Nei Campi Elisi, però, queste idee si ripiegano su se stesse, si ritorcono e non riescono a trovare pace, ripercorrono uno, dieci, mille volte lo stesso percorso che nella vita li ha dilaniati conducendoli alla rovina. Non sono capaci di trovare perdono, questo è compito di chi respira ed è ancora in divenire, non sanno dimenticare, altra capacità che sono chi ha un cuore può comprendere.
La dimenticanza può essere la salvezza. Ma i versi di un poeta cieco e le storie dei suoi successori hanno reso impossibile alle anime scivolare tra le acque del fiume Lete. L’immortalità spetta agli amati degli dei.
“Essere re non ha impedito, però, di essere sgozzato come un animale sacrificale, davanti a una vasca, dopo aver calpestato un tappeto rosso, rosso come il mio sangue, rosso come la vendetta che Clitemnestra ha voluto giocare su di me. Ero un re, sono stato ridotto a una vittima”.
“Agamennone il tuo lamento rimbomba tra i tuoi discendenti e ripete le maledizioni di Atreo. La tua stirpe non è fortunata. La tua stirpe è antica, e le leggi che la regolano lo sono altrettanto”.
“Poeta, parli di leggi, come se fossero le costanti che scandiscono i tuoi versi, un ritmo che si propaga ovunque e che affligge i miei antenati e i miei discendenti. Forse qualcuno si salverà”.
“Si salverà il figlio, che sporco di vendetta ha chiesto giustizia agli uomini. Anche le Erinni devono trovare pace. Anche le Erinni si sono stancate di rincorrere un colpevole che trascina il pesante fardello dei padri”.
“E Ifigenia. Che ne è di Ifigenia”.
“Lei è stata la tua vittima. E tu lo sai, Agamennone. Sei stato sacrificato all’altare esattamente come tu hai immolato una fanciulla per una guerra che ha richiesto fin troppi sacrifici”.
“La mano del padre è la mano dell’assassino. Dunque è vero?”