Si spogliava di ogni orpello e copertura, strato dopo strato riscopriva la sua pelle. Prima caddero gli ori, pesanti come pietre, lucidi come stelle e soli. Il tintinnio si perse nell’aria e nel silenzio.
Seguirono le vesti. Un velo dopo l’altro si adagiavano a terra, con un fruscio impercettibile. E su ogni velo si era adagiato un pezzo d’anima, un residuo di persona, granello di polvere di mondo.
Infine tolse i calzari, per rimanere a piedi nudi a sentire il suolo umido e puro, che vibrava di vita e di rabbia. E ora era libera di sentire il calore sprigionato dalla sua pelle. Libera di rabbrividire e di ridere, di urlare e piangere. Libera di tuffarsi finalmente in un mare traboccante di vita.