Niobe

Figlia di una famiglia maledetta, di un re che ha troppo osato e che negli inferi vede il cibo e tocca l’acqua, senza però magiare né bere. Sorella di un uomo dalla spalla d’avorio, addentato per errore da una dea un po’ distratta. Eppure, era una donna felice. Una madre orgogliosa dei suoi numerosi figli.

Dal padre aveva ereditato, però, l’orgoglio e un po’ di ottusità, perché tutti conoscevano l’invidia degli dei. E così osò vantarsi dei suoi sette forti figli e delle sue sette dolci figlie. Neppure una dea come Latona avrebbe potuto procreare una stirpe più numerosa e più felice. Latona la sentì. Apollo e Artemide la sentirono. E bastarono questi due fratelli divini per uccidere i quattordici fratelli umani.

Nel villaggio vicino si parlò di una terribile pestilenza che decimò la sfortunata famiglia. Non sopravvisse nessuno e tutti avevano paura di avvicinarsi a quella pestilenziale terra. I dardi degli dei non sbagliano mai la mira.

La madre sconsolata rimase sola in un cimitero di ricordi. E pianse. Pianse finché gli dei non si decisero ad intervenire, dando sepoltura a quei corpi straziati. E continuò a piangere, finché non divenne pietra. Anche allora il suo dolore sgorgò incontrollabile, in un rivolo d’acqua montana insolitamente salata.

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