Non tutto il territorio che sottostava all’Ordine era abitato. C’era un angolo dimenticato, a nord, che ospitava solo stanche pietra. Era Osteia, una grande città del passato che ora si adagiava sul fianco di un monte, come un drago stanco di spiegare le sue ali.
Osteia era immensa, e sembrava essere fatta di puro oro, ma era solo un effetto del tempo, che aveva eroso le pietre schiarendole e rendendole lucide. Pochi ne conoscevano l’esistenza, perché non c’erano villaggi nelle vicinaze. La terra era aspra e sembrava piangere ancora per qualche disgrazia passata.
Chi ne aveva ricordo, descriveva vaste strade che si inerpicavano fino alla cittadella, e un palazzo con mille colonne e cento saloni, in cui tutti i cittadini potevano entrare. Non c’erano porte, non c’erano cancelli, e neppure cardini. Le case si susseguivano senza un schema, crescevano come funghi, si sviluppavano confusamente per poi aprirsi con un sospiro di libertà in piazze con fontane e statue.
L’aspetto di Osteia era ricco, opulento. Per questo si vociferava che molti anni addietro ci fosse stata una guerra. E taluni avevano l’ardire di sussurrare che questo conflitto fosse stato causato dall’Ordine per prendere il potere in quella contrada. Erano semplici voci, ricordi sbiaditi che non dovevano essere ascoltati.
Sulle mura di Osteia, però, era ben visbile un varco scuro, nero come la pece, più grande persino della porta principale, che ancora era chiusa.
Questi scritti vanno accuratamente raccolti e conservati…😊
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Grazie! In effetti li sto mettendo da parte…mi ci sono affezionata.
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😊
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