A prima vista, se un qualche straniero avesse potuto mettere piede nel regno, avrebbe di certo considerato questo mondo ammantato da un’aurea di tristezza e di obblighi. Eppure c’era una città che l’Ordine aveva riservato al divertimento, Ghela.
Di aspetto Gehela non era una città diversa dalle altre: era anonima nelle sue casupole grigie, nelle vie che tagliavano geometricamente il paese, nei lampioni che stanchi e opachi si accendevano la sera, gettando una luce spettrale a tutto il paesaggio. A fare la differenza erano gli abitanti. Questi rifiutavano qualsiasi vestito che fosse nero, grigio o marrone, preferendo di gran lunga vesti sgargianti, multicolori, scintillanti, che ben si intonavano con le acconciature più disparate e fantasiose. Anche con il trucco non scherzavano: uomini e donne amavano imbellettarsi e rendere ancora più simpatici i loro volti giovali.
A Ghela si rideva. Passeggiando per le strade non si poteva ignorare questo rumore cristallino che sembrava provenire dal cuore della città. A Ghela la tristezza era vietata e veniva anche punita con l’esilio a vita. Nessun abitante poteva cedere allo sconforto, o avere un rimpianto, ma tutti dovevano cooperare a mantenere alto l’umore dell’Ordine e dei suoi sudditi. Gli abitanti di Ghela erano, infatti, tra i pochi che potevano muoversi fra le varie zone del regno: si spostavano su mezzi buffi, trainati da lenti buoi addobbati con nastri colorati e carri che potevano gareggiare con il periodo della fioritura a Blaste.
Il compito di queste chiassose carovane era portare una scheggia di felicità in zone che a stento conoscevano che suono avesse una risata. Ghela era una città fantasma, con abitanti itineranti, che temevano la tristezza e che facevano finta di non conoscerla.
Un briciolo di gioia, di tanto in tanto…
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Ci sta!
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Sì, decisamente 😊
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😄
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Sei tornata sullo stile Calvino… 🙂
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A settimane alterne 😉. Ma ancora per poco.
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It sounds like a city of love. In the city of love, people live for the moment. They’re not worried about tomorrow or about the bad opinions of others. In the city of love, everything is possible because nothing is denied. There’s color and music all around, and we just have to wish to go there.
— Catxman
http://www.catxman.wordpress.com
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Yes, it is something similar to the city of love, but with a dark shadow of sadness.
Thanks for your comment!
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