Vampiresco

Troppa luce, tira subito le tende.

Si chiama giorno, mio caro, e ciò significa che è arrivata l’ora di alzarsi.

Sai che odio la luce del sole: troppo intensa, troppo chiara.

Ti fa bene. Sei sempre così pallido, ti sento lavorare di notte, ma di giorno te ne stai chiuso in questa camera, come se fossi in una cripta: finestre sbarrate, tende tirate, porta chiusa. Non è salutare.

Per te non è salutare, io sto benissimo così. E dovresti imparare a non badare a me.

Difficile, visto che condividiamo la stessa casa. E poi cosa mangi, se non viene mai a tavola con gli altri?

Sangue umano, ovvio.

Non essere stupido, non sei Dracula, anche se per pallore potresti fargli invidia.

Il problema è la luce.

No, il problema sei tu.

Come sempre, per te il problema sono sempre io.

No, caro, il problema è la tua dipendenza da quell’affare.

Si chiama cellulare, e quando c’è questa luce non riesco a vedere bene lo schermo.

Appunto, un cellulare ha trasformato mio figlio in un vampiro. Bei tempi in cui bisognava essere morsi da un altro vampiro.

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