Tanti auguri

E anche quest’anno è arrivato quel giorno. Non ho mai festeggiato il mio compleanno con qualche evento particolare, neppure per la maggiore età. Anzi, da quell’anno un ricordo nebuloso e oscuro ha gravato su questo giorno. C’è bisogno di nuovi ricordi, questa volta felici, anche se non cancelleranno mai quell’anno nefasto che ha segnato un punto di svolta nella vita e nella mente. Per quanto doloroso, mi ha reso quella che sono, e non tutto è poi da buttare.

E quindi, te lo dico io, dopo un bel po’ di anni. Ti dico quella frase stereotipata e vuota che, però, almeno in questo caso, è piena di tenerezza: tanti auguri. Auguri che quest’anno le cose possano andare meglio. Che quel progetto che tieni protetto dalle malelingue e dai mali pensieri possa andare in porto. Che inizi una fase nuova, libera da tutte le zavorre che ti porti dietro da troppi anni. Tanti auguri.

Certo, almeno devi tentare di sopravvivere a questo giorno. Lo so bene, non sarà facile. Per quanto la promessa sia sempre la stessa, non sei mai riuscita a dire di no ad alcune persone, soprattutto a una, che riescono a impacchettare una sfaticata con una carta da regalo multicolore. Passerà anche questa, magari con un esaurimento di più, con qualche pensiero omicida che non pensavi di avere, ma passerà, senza omicidi e con un’emiparesi di sorriso al volto.

Per il resto, per il futuro, tanti auguri.

Ghirlande di Natale – Pt. 7 Fine

Il problema era serio. Due feste da salvare lo stesso giorno, e poco tempo a disposizione. Il problema era estremamente serio. E solo due gnomi dalla testa dura come una roccia e due folletti più rumorosi di una mandria di bufali infuriato avrebbero potuto risolvere la soluzione. I punti da chiave erano tre: trovare il povero capo di Furt e Candy, trovare le renne (“sempre che non siano diventate la vostra cena” osservò cinico Dwarf), ricompensare gli gnomi con luci e glitter, colori e pitture fosforescenti. Klag sotto sotto adorava tutto ciò che fosse minimamente appariscente.

Si divisero. I folletti non potevano certo introdursi nella loro casa dopo essere stati esiliati, quindi Dwarf e Klag partirono alla volta di quella fornace luminosa, pronti ad arrimpere con la scusa di voler chiedere i danni per lo scioglimento locale delle nevi. I folletti si sarebbero occupati, invece, delle renne, armati di carote, mele e dolcetti tanto amati da quegli animali.

L’entrata di Klag e Dwarf fu spettacolare. Dwarf atterrò un folletto con un grugnito. Si sa, gli gnomi hanno problemi di socializzazione e, se si agitano, possono diventare pericolosi. Al folletto successivo ci pensò Klag. Lo innondò di parole, proteste, esempi, lamentele, storie, aneddoti, richieste, singulti, improperi, maledizioni e tanto altro per qualche oretta.

Approfittando della abilità della moglie, Dwarf si intrufolò nella casa. Immaginate una macchia nera, pelosa e sbuffante nel regno dei colori e delle luci. Ecco, quello era Dwarf. Cercò nelle stanze dei dolci, ma non trovò nemmeno una caramella, frugò tra le caselle dei regali, ma non scovò neppure un trenino, scese negli anfratti della scala dei biglietti, ma non vide una sola cartolina d’auguri. Allora setacciò le stanze dei folletti, ma quasi tutte erano abbandonate e spente come un parcogiochi dopo l’orario di chiusura. Strisciò nelle cantine, e qui ebbe più fortuna: trovò il caveau di cui parlava Candy e una stanza chiusa a chiave da cui proveniva un singulto.

“Signor gnomo. Come mai da queste parti?” I guai per Dwarf sembravano essere cominciati. A parlare era stato uno Spirito.

Furt e Candy furono decisamente più fortunati. Le renne erano semplicemente fuggite. Sono animali sensibili, e avevano captato un certo odorino di arrosto di renna dagli Spiriti. Ai due folletti bastò agitare un dolcetto e chiamarle per nome, e subito accorsero i fedeli destrieri seguiti dai folletti superstiti.

“Se li mangiano!” Squittì uno di loro. “Le renne?” Chiese Candy. “Ma no, i folletti! Si saranno anche mangiati Babbo”. “Ma no” lo tranquilizzò un altro “troppo vecchio per essere mangiato”. E la non molto allegra combricola con le renne golose se ne tornarono alla tana.

Ma la tana era occupata da “Babbo!” Urlarono i folletti. Il loro capo era stato recuperato magistralmente da Dwarf e in poco tempo. La lotta con lo Spirito non era stata facile, ma non ho ancora conosciuto nessuno di più forte e pericoloso di uno gnomo contrariato. E Dwarf era molto contrariato. Lo Spirito, invece, era molto ammaccato.

“È ora di partire, siamo in ritardo” disse Babbo.

“Non se parla” intervennero Dwarf e Klag. “La nostra ricompensa. E in più un aiuto a sistemare la tana, o da qui non uscirà nessuno”.

“Ah ah ah. Ti devo ben di più di queste sciocchezze. Non so come tu abbia fatto, ma hai sconfitto a mani nude gli Spiriti della Notte, creature ingannatrici e mutanti”.

“Creature deboli e fragili” grugnì Dwarf.

Babbo e i folletti furono di parola. Alzarono una barriera per evitare di disperdere calore inutile, ristrutturarono la tana e innondarono la stupita Klag di gingilli e luci, di fili dorati e argentati. Le ghirlande di Dwarf divennero elementi fondamentali nel villaggio dei folletti. Per quanto Dwarf mantenesse il suo carattere scontroso, rese più gentili le ghirlande, che erano sempre scure, ma tempestate di gemme come le notti più preziose.

Furt e Candy divennero assidui frequentatori della tana, tra i borbottii di Dwarf e i fiumi di parole di Klag. Babbo divenne un ospito prezioso, sempre pronto ad augurare a tutti un sincero

Buon Natale.