Mi hanno sempre considerato strano, diverso. Eppure io sono nato così, non è stata una mia decisione.
Simbolo diabolico, piccolo mio, non ti porterà mai nulla di bene. Così dicono alcuni, indietreggiando e spuntando a terra,
È un segno dell’amore degli dei, sei destinato a grandi cose. Sento rieccheggiare ancor la voce di mia madre.
Ma a nessuno ho detto la verità.
Il mio occhio nocciola vede il mondo che mi circonda, gli alberi, le persone, i colori. Esattamente come tutti voi. Vedo l’uomo eccellente e l’essere infimo, vedo statue cui manca solo il calore per essere vive, e vedo il sangue che bagna la terra durante stupidi battibecchi. Vedo la morte e la vita, la luce e il buoi. L’orizzonte è il mio limite, il sole mi ferisce, lo sento piangere per il dolore.
E poi c’è l’altro occhio, azzurro come la volta celeste. Per molti è cieco, ma io so che punta in un’altra direzione. Non esiste orizzonte che lo trattenga, scavalca monti, oltrepassa mari, osa varcare confini che mai nessuno ha varcato. Scruta nel cuore della gente, ne individua dolori e debolezze. Vede loro, quelle creature eterne che fanno girare il mondo.
Un occhio mi rende un semplice uomo, l’altro un dio mortale. Da soli non farebbero granché.
Ma insieme, oh, insieme. Preparatevi, l’uomo che indovina i pensieri divini è destinato a far parlare di sé.