Faro

La notte sta ruggendo. Non parla con voce umana, non racconta di terre inesplorate. Ha preso la cupa voce della morte. Io so come morirò. Morirò tra le braccia del mare, con i capelli sporchi di sale. L’ho visto nel grande occhio che splende nella notte.

La mia non è una nave pirata. Sono solo un mercante che ha conosciuto porti dai colori sgargianti e città multicolori. Ho visto molto, ma ciò che anelo di più è quella luce vigorosa che sfida la forza del mare. È l’occhio che urla il pericolo, è l’occhio che annuncia la casa.

Ma vedrò più la mia casa? Il mio destino è già scivolato sotto la chiglia della nave e l’albero maestro ha chinato il capo, come se fosse curioso di vedere pure lui gli abissi. Non dovrà aspettare troppo. Stiamo arrivando.

Eppure là, all’orizzonte vedo un lampo conosciuto. Forse un altro giorno ascolterò la musica funebre di un mare che chiede un dazio particolare.