Piccole scintille che danzano nella notte. Verdi lampi che scivolano discreti tra alberi scuri.
Non abbiate paura, non sono spiriti malvagi. Non hanno la forza di fare del mare. Sono solo dei ricordi luminosi, lacrime versate negli ultimi istanti. Incorporei come sogni, inafferrabili come l’aria, rifuggono i viventi.
Ma se poteste solo avvicinarvi, riuscireste a sentire dei sussurri, un mormorio sommesso. Sono voci che hanno attraversato deserti, fiumi e monti. Continuano a raccontare la loro storia, per non cadere anche loro nell’oblio di se stessi.
Quella luce irrequieta che saltella da una lapide all’altra era un ragazzo. Neppure si è reso conto di ciò che stava succedendo, mentre correva urlando tra le braccia del nemico. I proiettili non hanno pietà dei giovani, non tremano nello spezzare una vita appena assaporata. Se ascolti puoi sentire il suo inno alla vita.
Là, invece, quello scintillio tremolante appartiene a una donna. Non parla, ma piange. Per anni, ogni giorno, è venuta qui, in questi campi, a salutare suo figlio, a raccontargli dei suoi fratelli. Di lei rimane solo un dolore infinito.
E quella fiamma era un uomo dai grandi ideali. Anche ora cerca di mantenere vivo il fuoco e declama i suoi credo. Ma nessuno lo ascolta. Qui tutti cercano di evocare di nuovo la vita.
Puoi vedere la giovane sposa, strappata al marito da un parto difficile, e l’uomo che ha galleggiato per miglia in mare prima di trovare riposo sulla terra. Trovi l’assassino che decreta la morte le sue vittime, gli assassinati che chiedono pietà, i condannati che maledicono il giudice.
Sono solo anime. Anime che non si sono rassegnate alla fine e che vagano sconsolate nell’oscurità.