Caparbietà

Luca era un’anima che non si rassegnava e continuava ad andare avanti, anche quando la stanchezza gli suggeriva di fermarsi, di lasciar perdere e di alzare le mani davanti alla realtà. Non sapeva se fosse per testardaggine o per qualche virtù senza un nome specifico, ma Luca non chinava con facilità la testa a ciò che gli veniva detto.

Caparbio, lo definivano, testa dura, secondo altri, stolto per i più. Luca trovava molti aggettivi sulle labbra dei molti, ma non lo infastidiva più di tanto. Era più infastidito dai pensieri non espressi della cerchia che lo avrebbe dovuto sostenere, quelle mezze parole che stavano in attesa di un suo passo falso, del suo crollo, e non per aiutarlo a riguadagnare la posizione eretta.

Strana creatura l’umano, talvolta capace di grandi atti di bontà, ma spesso debole davanti alla tentazione di godere delle disgrazie altrui. Anche Luca aveva assaggiato quel distillato, ma ne aveva avuto un po’ di paura, e si era ripromesso di evitare di cadere in quel piacere crudele.

Procedeva, quindi, per la sua strada, nonostante tutto. La meta era ben chiara nella mente, un po’ meno nella pratica. Era anche cambiata qualche volta, ritoccata. Era ora di arrivare, però, anche solo per mettere un bavaglio a lingue che stavano diventando un po’ troppo rumorose.