Dai finestrini ammiccano graziose lampade protette da paralumi viola che sembrano salutare i passanti, allegri e un po’ misteriosi con le loro luci tremolanti.
Un’ombra dalla camicia bianca è mollemente appoggiata ai vetri della porta, dando le spalle al passaggio che scorre lentamente. Forse sta parlando con un elegante passeggero o con una signora fasciata in un vestito di seta. Magari la fortunata tornerà alla sua piccola ma sontuosa cabina con un abbozzo di sorriso imbarazzato e un tenue rossore.
Tendine ocra scendono per schermare il sole, facendo indovinare agli spettatori affascinati e curiosi solo idee dei passeggeri.
Portando via i suoi segreti, il treno si allontana grigio e solenne, con l’ultimo saluto delle luci violacee e con il sorriso smaliziato di un bimbo che guarda curioso il mondo lì fuori. E nell’ultima carrozza un uomo accenna a un divertito salute, mentre se ne sta appoggiato al parapetto.
E infine scompare, lasciando solo l’eco del suo passaggio e un sentore dei tempi passati.