Che cosa sono stato? Sono stato tutto e sono stato niente. Forse la risposta giusta è che sono stato un’enorme menzogna, e per sopravvivere a questo mondo serve saper raccontare la propria verità con la massima convinzione. E io posso dire con orgoglio che sono un sopravvissuto.
Non sono un angelo, è più probabile che possa essere annoverato tra i diavoli. Molti di voi mi potrebbero considerare un truffatore, un avanzo di galera degno solo di essere rinchiuso in una qualche cella e dimenticato dall’umanità. Ma io cammino impunito tra di voi, i benpensanti che sanno essere più camaleontici di me.
So recitare, indosso maschere con eleganza e disinvoltura. Ci sono stati momenti in cui il mio teatro di cartapesta è stato intaccato da una mente acuta, ma sono sempre riuscito a ritagliarmi una via d’uscita. Mi pento di questa mia condotta? No, certo che no. Chiamatelo gusto per il pericolo, dipendenza dalla fuga, ma io sono a mio agio in questa stanza di specchi. Ho qualche rammarico? Certo, come tutti.
Torniamo, però, al quesito principale: chi sono? Non saprei, ma la narrazione esige un nome. In questa storia ne ho trovato uno: Ulisse. L’eroe che non vuole essere l’eroe, il multiforme ingegno è un costume che mi sta a pennello. E infatti con questo nome mi conoscono i protagonisti di questa vicenda.