Come in una piramide

Ci sono argomenti che, in qualche periodo della vita, tornano a fare capolino. Per anni non si sono fatti vedere, e ora, nel giro di pochi mesi, bussano con insistenza per essere presi in considerazione.

In questi mesi è la piramide di Maslow. L’idea che ne è alla base, è piuttosto semplice: l’uomo ha dei bisogni, che possono essere rappresentati come una piramide. Alla base si trovano i bisogni primari, legati alla mera sopravvivenza, come l’alimentazione, la sicurezza lavorativa e personale, la salute, cui seguono i bisogni sociali, che portano alla creazione di amicizie, famiglia e alla ricerca di una stima, e solo alla fine si raggiunge l’autoreallizzazione, in cui sono inclusi aspetti come la creatività, l’accettazione o la moralità. Se manca uno di questi scalini, non è possibile proseguire con quello successivo: per semplificare, se ci sono problemi a portare a casa la pagnotta, è difficile che si compiano voli pindarici nel mondo della creatività.

Ho sempre pensato che questa piramide proponga una visione molto ristretta dell’essere umano. Quando mai l’uomo procede a scalini, consolida un livello per passare all’altro? Ve lo dico io: per fortuna, quasi mai. Pensate a Leopardi: certo, non aveva problemi economici, ma la sua salute e la sfera affettiva facevano acqua da ogni parte, eppure è riuscito a regalarci opere lettararie di rara bellezza e profondità. E molti altri artisti: Pascoli era un alcolista, Van Gogh soffriva di disturbi mentali e versava in stato di indigenza, Pollock non può essere preso come esempio di equilibrio e sobrietà, Beethoven era sordo.

Perché, dunque, no potremmo fare questi benedetti voli pindarici? Perché sono una fuga dalla realtà, mi è stato risposto. E quindi? Non posso fuggire dalla realtà? Tanto, ci pensa la realtà stessa a riportarci prima o poi con i piedi a terra. Non tolgo niente a nessuno, nemmeno a me, se faccio una piccola fuga in avanti. E anche se magari qualche scalino della piramide è scheggiato o instabile, lasciatemi almeno la possibilità di puntare all’autorealizzazione, con buona pace di Maslow. Dopo tutto essitono palazzi dalla forma di piramide rovesciata.

E se poi crolla tutto, me ne assuemrò la responsabilità.

4 pensieri su “Come in una piramide

Scrivi una risposta a carassiusaureus Cancella risposta