Tutti abbiamo delle piccole manie, delle fissazioni o dei gesti che ripetiamo perché, se non lo facessimo, qualcosa di male potrebbe succedere. Sono i piccoli riti quotidiani, che affondano le loro radici nella irrazionalità e nel pensiero magico. Qualche secolo fa, questo mondo che rifuggeva le regole della ragione non era relegato a un angolo dall’aspetto misterioso e poco rassicurante, ma era integrato nella vita di titti i giorni. Eppure qualcosa è rimasta anche oggi.
Nel mio caso, ho un certo astio nei confronti del numero 13. Non che sia un motivo particolare, nessun ricordo o ricorrenza che riguardi questo numero. Tuttavia tendo a evitarlo. Prendiamo, per esempio, il blog: se, controllando, vedo che gli articoli programmati hanno raggiunto quota tredici, mi affretto ad aggiungerne uno o due, per essere sicura.
Lo stesso per i capitoli dei libri: cerco di terminare quello che riporta il fatidico numero e cominciare il successivo. E nel prenotare i viaggi, se possibile, scelgo qualsiasi giono che non sia il tredici.
L’irrazionale a volte può fare brutti scherzi.
