Campi Elisi – Pt. 16

“Per amore, però, caro poeta, io ho rinunciato al sole”.

“Mia regina, Proserpina, la ragazza della primavera. Dicono che non sia stato amore ciò che ti ha condotto in questo regno, ma un rapimento e un chicco di melograno”.

“Ero giovane, ma ero pur sempre una dea. Conoscevo le leggi dell’Oltretomba, della vita e della morte. Ade mi scelse, e io decisi di rimanere. Come può un melograno, simbolo di vita e di fertilità, trovarsi in queste terre fredde? Ora questa è la mia casa, anche se nella stagione della rinascita salgo nel vecchio regno mutante di mia madre, a vedere il sole”.

“Perché le anime vagano nei Campi Elisi, perché non destinarle all’oblio, come le moltitudine che si perdono nell’oscurità della morte?”

“Sono regole, Omero, regole che Ade stesso non può governare. E poi ci sono le scelte. C’è chi non vuole dimenticare e non vuole essere dimenticato, riducendosi a spettro di se stesso”.

“Anch’io”.

“Quale poeta auspica l’oblio? Anche il più oscuro scribacchino sogna la fama, un qualche riconoscimento. I mortali desiderano l’eternità, così come gli dei invidiano la loro mutevolezza”.

“Non sembra esistere mondi felici”.

“Ti sbagli, esistono. Sono una miriade di universi creati in attimi di felicità, sono frammenti troppo spesso sottovalutati e dimenticati, risate e abbracci che sono fioriti con una bellezza che farebbe sbiadire persino la rosa più bella. Una volta passati, però, il loro sole si spegne, inghiottito dalla quotidianità”.

“Proserpina, almeno tu hai trovato il tuo posto?”

“È ora di tornare tra i tuoi eroi, Omero”.