Quella era di certo una stregoneria, o Tommaso non avrebbe saputo come altro definirla. Quell’uomo si faceva chiamare artista, talvolta persino scienziato, ma non realizzava affreschi o quadri, e neppure statue od oggetti. Quell’uomo costruiva dei globi che chiamava terra.
Come apprendista aveva scelto proprio lui, Tommaso, che passava dalla verità dei libri letti dal suo maestro alla verità di legno e pittura che l’artigiano tentava di spiegarli.
“La terra che abitiamo è sferica, caro Tommaso. Tonda come il pallone con cui giochi”.
“Don Michele non ci lascia giocare, dice che il gioco apre le porte al diavolo”. Tommaso sperava di redimere qullo strano individuo con le mani sempre sporche di colore.
“Avere paura del diavolo è limitativo. Studialo, conoscilo e poi combattilo. Come si può evitare una cosa che neppure si conosce?”.
Tommaso non sapeva bene come rispondere, quindi se ne rimase zitto a osservare un globo non ancora terminato.
“Hai mai visto questi mostri che rappresenti nel blu?”
L’artigiano gli sorrise: “È l’oceano. Ma no, non ho mai visto i mostri. Li chiamano delfini”.
“Come puoi disegnare qualcosa che non conosci?”.
L’uomo rise. Il ragazzo era promettente, e aveva la stoffa e la curiosità per combattere menti miopi.
