Saltelliamo da un punto a un altro, con il costante timore di perdere l’equilibrio e di cadere goffamente a terra.
In queste strane acrobazie assomigliamo a dei passeri che allegri svolazzano di ramo in ramo, cercando di assecondare i movimenti delle fronde. Piccoli esseri piumati, a prima vista così semplici, eppure a loro modo eleganti, gioiosi. Sembrano trovare la loro felicità in quel raggio di sole scappato dalle nuvole, tra quelle tenere gemme di smeraldo che impreziosiscono i rami a lungo spogli.
Il loro cinguettio invoca la primavera, la vita. Le loro zampette si avvinghiano con determinazione a sottili ed elastici trespoli. In questo mare di cemento e palazzi, di rumorosa umanità e di irriverenti motori, cercano la loro isola verdeggiante.
Alla fine non siamo tanto diversi da loro. Nel grigiore quotidiano cerchiamo instancabilmente il nostro angolo di pace. Magari instabile, labile, passeggero. Ma consolatorio. E lo teniamo stretto, per paura di vederlo crollare, di perderlo.
E così non ci resta che accontentarci di una traballante, momentanea serenità.