Atlante

Gli dei mi punirono.

Appartengo alla stirpe poco fortunata dei Titani, che da sempre hanno tentato di sovvertire l’ordine. Forze oscure, paurose, che prediligono il caos alle leggi, creature antiche che hanno cercato di sottrarre il sapere ai pochi eletti.

Alcuni di noi sono stati imprigionati tra le viscere della Terra, la loro stessa madre, e là alimentano un rancore inestinguibile. C’è chi ha osato scalare la dimora divina, e chi li ha sfidati rendendo indipendenti i sottoposti. Il primo è stato colpito ed è precipitato al suolo, l’altro ha passato anni eterni legato ad una rupe e torturato.

Io condivido questo triste destino. La mia colpa è la conoscenza.

Ho studiato a lungo il cielo, gli astri che vi danzano, i pianeti che vi abitano. Ho cercato di comprendere la perfezione della volta che copre questa terra così imperfetta. Ho posato i miei occhi sul movimento dei corpi celesti, ne ho scrutato le leggi infrangibili, geometriche, talmente prive di difetti da essere racchiuse in una sfera.

In me è nata la bramosia di possedere questa globo ultraterreno. Lo volevo per me, e così mi alleai con Crono. Ho osato, ma mi sono schierato con i perdenti. E così fui maledetto. Io che tanto ammiravo l’universo, che lo guardavo da lontano senza poterlo toccare, sono stato schiacciato dal suo peso. Astri, meteore, galassie, pianeti, tutto poggia sulle mie spalle.

Da uomo, da creatura vivente, sono diventato un pilastro del cielo. E per impedire che la tanto amata perfezione rovini, sono costretto a soffrire.

Ho tentato di fuggire. C’era un giovane possente, che portava con sé una pelle di leone. Ero riuscito a fargli prendere sulle spalle il mio fardello, ma il mio inganno è stato a sua volta sconfitto da un altro inganno. Lo straniero ottenne tutto, le mele d’oro e la la libertà, cui io tanto agognavo.

Lo so, so che arriverà un altro giovane, che porrà fine ai miei patimenti. Cesserò di essere una colonna vivente per diventare un semplice pilastro.

Si sta avvicinando, l’eroe assassino, lo vedo, con la mostruosa testa in mano. Mi accusa, mi vuole punire. Che faccia pure. Per me non è altro che una liberazione.

È ora che le mie carni, i miei muscoli e tendini trovino riposo.