Perché

È da un po’ che ci rimugino. In realtà da qualche mese: non sono mai stata una scheggia nelle riflessioni. Di solito scelgo una strada e la percorro, facendo di tutto per mantenere la rotta, per poi scoprire che si trattava di un vicolo cieco. In questo caso non si tratta di un vicolo cieco, ma semplicemente di questo blog.

Ho passato gli ultimi tempi seguendo solo qualche altro blog, senza scrivere nulla di nuovo, ma attingendo alle riserve di qualche mese fa, quando avevo molte più idee di quante ne abbia adesso. Rimane ancora qualche pezzo e le storie continuative, che sono quelle che mi divertono di più, ma che sembrano annoiare maggiormente. Me ne farò una ragione, almeno in questa boccia la prima parte della frase precedente è più importante della seconda.

Quello che mi ha bloccato è stato chiedermi il perché. Perché continuassi a scrivere, a impiegare tempo e a rosicchiare ore di sonno per un semplice blog che non porterà a nulla. Perché mi stessi impegnando da anni in questo spazio che nemmeno è reale.

Per qualche giorno ho persino pensato di chiudere tutto, senza troppi fronzoli. Questo post è nato così, tanto per mettere un punto alla fine di una storia. Abbiate pazienza, sono un’estimatrice dei punti: penso di essere una delle poche persone a metterle persino a conclusione messaggini via chat, tanto per chiarire di non avere nulla da aggiungere. Cosa che spesso non viene colta.

Ma il pensiero di rinunciare a questo angolo mi ha lasciato uno strano sapore in bocca, non amaro, ma quel sentore che si percepisce dopo una malattia, un’alterazione, accompagnata da un senso di solitudine. Dopotutto è l’unico momento in cui davvero riesco a fare ciò che mi piace, scrivere.

E allora, perché pubblicare questo post? Non lo so nemmeno io. Troppi perché che richiedono una risposta. E io, come ho già detto, ho la riflessione pigra.

So solo che questa storia non avrà ancora una fine

Bivio

Ogni bivio è una scelta, un azzardo, una scommessa. Fa paura, apre le porte all’indecisione. Non si può sapere se la scelta sia la più saggia. Non ci sono indicazioni. Solo l’istinto può aiutare.

La strada che appare accidentata può rivelarsi la migliore o, al contrario, può essere esattamente quello che sembra: un inutile e tortuoso cammino che porta a un vicolo cieco. L’altra via, larga e rassicurante, potrebbe nascondere tranelli infidi, portare lontano dalla meta o, invece, condurre esattamente là dove si vuole andate, all’entrata principale della città.

È una questione di scelte o di semplice fortuna. Forse anche di esperienze.

Inutile rimanere fermi di fronte a un bivio. Bisogna scegliere, lasciandosi alle spalle mille dubbi. Che cosa riservava la via scartata? Era forse la scelta migliore? Avrebbe avuto meno ostacoli?

Qualsiasi sia la scelta, una piccola parte della mente torna a quel bivio e imbocca quella via scartata, quel viottolo non preso in considerazione, quella possibilità rifiutata. Vuole immaginare che cosa sarebbe successo.

In questo doloroso gioco di immaginazione, decide di non ascoltare i mille consigli di persone che si ritengono migliori, o di fare studi diversi, o di rifiutare un lavoro, o trasferirsi in una città lontana. O ancora accettare l’offerta di quel ragazzo tanto insistente, o preferire il divertimento alla fatica, gli amici al dovere.

Tutto e il contrario di tutto. Ragionamenti inutili ma ossessivi, che riaprono crudelmente piaghe di rimpianti per non aver capito, per non aver osato. Pensieri vuoti e vani, perché non è permesso retrocedere, la seconda opportunità non è concessa.

Tanto vale proseguire fino al prossimo bivio. Magari andrà meglio.