Ho visto la morte, ho dato la morte. Questa casa è stata testimone di nefandezza che le parole stentano a descrivere. Io, figlia mortale di una madre che generò divinità, ho avuto un destino di morte.
Quando chiudo gli occhi vedo sangue.
Il sangue di mia figlia che venne sacrificata in nome di una guerra non nostra. L’altare bianco, lo sposo assente, il pugnale in mano al padre. L’orrore. Dicono che un dio l’abbia risparmiata. Ma io ho visto. Ho sentito il gemito. Ho percepito il respiro interrotto. Me l’ha rubata, me l’ha uccisa. Ha imbrattato il candido altare.
Vedo il sangue del mio antico marito, ucciso da questa belva. La guerra mi ha rincorso, anche se ho accettato il matrimonio con il vincitore.
E infine il suo sangue. Il guerriero sopravvissuto a dieci anni di assedio si è prostrato ai miei piedi. Sento il calore umido sulle mie mani. Vedo i suoi occhi increduli. Li vedo anche quando dormo, li sogno, mi perseguitano. La mia vendetta è stata soddisfatta, come lui ha sacrificato mia figlia io l’ho abbattuto come un toro all’altare.
E ora ancora sangue. Quello di Egisto, il mio amante. E il mio. Figlio, perché commetti nostri stessi errori? Fuggi, mio dolce assassino, salvati, almeno tu.
È ora che l’oblio metta fine a questo mio dolore.