Clitemnestra

Ho visto la morte, ho dato la morte. Questa casa è stata testimone di nefandezza che le parole stentano a descrivere. Io, figlia mortale di una madre che generò divinità, ho avuto un destino di morte.

Quando chiudo gli occhi vedo sangue.

Il sangue di mia figlia che venne sacrificata in nome di una guerra non nostra. L’altare bianco, lo sposo assente, il pugnale in mano al padre. L’orrore. Dicono che un dio l’abbia risparmiata. Ma io ho visto. Ho sentito il gemito. Ho percepito il respiro interrotto. Me l’ha rubata, me l’ha uccisa. Ha imbrattato il candido altare.

Vedo il sangue del mio antico marito, ucciso da questa belva. La guerra mi ha rincorso, anche se ho accettato il matrimonio con il vincitore.

E infine il suo sangue. Il guerriero sopravvissuto a dieci anni di assedio si è prostrato ai miei piedi. Sento il calore umido sulle mie mani. Vedo i suoi occhi increduli. Li vedo anche quando dormo, li sogno, mi perseguitano. La mia vendetta è stata soddisfatta, come lui ha sacrificato mia figlia io l’ho abbattuto come un toro all’altare.

E ora ancora sangue. Quello di Egisto, il mio amante. E il mio. Figlio, perché commetti nostri stessi errori? Fuggi, mio dolce assassino, salvati, almeno tu.

È ora che l’oblio metta fine a questo mio dolore.

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Bivio

Ogni bivio è una scelta, un azzardo, una scommessa. Fa paura, apre le porte all’indecisione. Non si può sapere se la scelta sia la più saggia. Non ci sono indicazioni. Solo l’istinto può aiutare.

La strada che appare accidentata può rivelarsi la migliore o, al contrario, può essere esattamente quello che sembra: un inutile e tortuoso cammino che porta a un vicolo cieco. L’altra via, larga e rassicurante, potrebbe nascondere tranelli infidi, portare lontano dalla meta o, invece, condurre esattamente là dove si vuole andate, all’entrata principale della città.

È una questione di scelte o di semplice fortuna. Forse anche di esperienze.

Inutile rimanere fermi di fronte a un bivio. Bisogna scegliere, lasciandosi alle spalle mille dubbi. Che cosa riservava la via scartata? Era forse la scelta migliore? Avrebbe avuto meno ostacoli?

Qualsiasi sia la scelta, una piccola parte della mente torna a quel bivio e imbocca quella via scartata, quel viottolo non preso in considerazione, quella possibilità rifiutata. Vuole immaginare che cosa sarebbe successo.

In questo doloroso gioco di immaginazione, decide di non ascoltare i mille consigli di persone che si ritengono migliori, o di fare studi diversi, o di rifiutare un lavoro, o trasferirsi in una città lontana. O ancora accettare l’offerta di quel ragazzo tanto insistente, o preferire il divertimento alla fatica, gli amici al dovere.

Tutto e il contrario di tutto. Ragionamenti inutili ma ossessivi, che riaprono crudelmente piaghe di rimpianti per non aver capito, per non aver osato. Pensieri vuoti e vani, perché non è permesso retrocedere, la seconda opportunità non è concessa.

Tanto vale proseguire fino al prossimo bivio. Magari andrà meglio.