Deserto

Era come stare in un’enorme clessidra, avvolto in migliaia di granelli di sabbia. Mulinelli, leggeri veli impalpabili, colli trasportati dal vento, monti erosi in una giornata. Era in un mondo sconosciuto in cui tutto poteva mutare, diventare il suo opposto. L’arsura del giorno lasciava il posto alla fresca sera, la luce abbagliante ai tenui lumini notturni. Non sembrava che ci fosse essere vivente nei paraggi.

E se fosse stata davvero una clessidra?

Una clessidra che scandiva il tempo cosmico. Tutto scivolava via, da una minuscola fessura. Attratto da questo precipizio tutto mutava, scivolava via, si perdeva e si svuotava. E dall’altra parte la sabbia invadeva luoghi prima fertile, il deserto avanzava senza pietà, con lentezza, certo, ma con una continuità letale.

Il tempo arido e avido reclamava il suo prezzo e tutto consumava. Finché non fosse tornato il momento in cui girare nuovamente la clessidra. La sorte inverte la tendenza, ciò che era al di sotto si trovava in cima.

E di nuovo, ancora, il deserto riprende a scorrere.