L’impegno è immenso, le vene del collo si gonfiano e affiorano, il sangue cerca di sfondare le pareti e la pelle sembra strapparsi e avvampare. La fatica è enorme. Per fortuna che il corpo esterno non mostra tutti questi sintomi, ma solo una certa stanchezza.
A sbuffo segue lamento, a lamento sbuffo. Una locomotiva di fine diciannovesimo secolo sarebbe meno rumorosa. E ancora sbuffo e lamento, e poi due sbuffi e quattro lamenti. Ercole con le sue fatica non si è mai sforzato così tanto, è certo.
Dopo tutto questo rumore, il risultato è ben misero. Nulla, insomma. Ideare un finale positivo proprio non ci riesco. E nemmeno a installare un pensiero fermamente positivo. Tanta fatica per nulla.
O forse una caparbietà mentale che è più incallita di quanto pensassi.
A forza di sforzarsi, a volte succede il patatrak! 😀
PS: “ma solo una cerTa stanchezza”
“Una locomotiva di fine diciannovesimo secolo sarebbe meno rumorosA.”
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Eh, appunto. Volo a correggere. Mi trasformo in pesce volante.
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Non ti crucciare: i refusi li fanno solo quelli che scrivono 😉
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Eh, soprattutto con un po’ di stanchezza.
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😘
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L’impegno va benissimo, ma senza esagerare: abbiamo bisogno di quel riposo che non solo rigenera il corpo ma anche le nostre motivazioni.
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Giustissimo!
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si dice che l’intera esistenza sia il respiro di un ente ineffabile. Mal comune mezzo gaudio, no?
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Bella visione!
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