Arrivo. No, non aspettatemi. Arrivo. Con un po’ di pazienza, ma ce la farò. Anzi, state certi che vi supererò.
Sono goccia. Ho fatto un lungo viaggio, e ora voglio raggiungere quella vasta distesa di aperta e liquida libertà.
Ho solcato il cielo, ma volevo la terra. Il vento mi era amico, ma ero attratta dal suolo così lontano. Così mi feci nera, pesante, minacciosa, rumorosa. E caddi all’improvviso accompagnati da bagliori e rombi potenti.
Infine raggiunsi la mia meta. Scivolai per larghe figlie verdi, rotolai tra l’erba, mi insinuai tra le radici contorte degli alberi.
Tuttavia ancora non ero felice. Mi sentivo sola, così sprofondai, entrai nella terra e trovai una vena sotterranea di vita.
Laggiù faceva freddo. Perciò con i miei compagni decidemmo di emergere, per vedere la luce, per sentire il calore del sole. E tutte noi gocce correvamo, felici, diventado sempre più forti e più grandi.
Ma più procedavamo e più le acque si intorpidivano. Fango, melma, rifiuti, scarti inquinavano il nostro riflesso. Mi sentivo malata, debole. Era sbagliato, dovevo avere di più.
Mi parlarono di una distesa immensa, salata, dove tutte noi ci saremmo gettate per trovare la pace.
È lì che ora vado. Dai miei compagni.
Arrivo. Vi raggiungo. Sto scorrendo a voi.