Penso che mi fermerò per un po’ di giorni nella raduna. Non è solo la sera a rendere questo spiazzo fantastico, ma è la sua natura, l’atmosfera sospesa che vi regna. Anche il canto degli uccelli sembra essere più soave del solito e il fruscio della sorgente sospende lo scorrere del tempo.
A proposito di tempo: questo diario non è proprio inutile, ma mi permette di capire che sono passati ben dodici giorni dall’inizio del mistero. Dodici giorni in cui non ho fatto molti progressi nel capire che cosa sia successo. E forse non me ne importa più di tanto. Dopotutto la vita precedente non era un granché, come avete potuto intuire, e questa sembra essere modellata sulle mie priorità e il mio ideale di vita.
Intanto sembra che la mia memora stia perdendo un po’ di colpi, ma non mi preoccupo, perché non mi sono mai sentito così bene. Però tutto sta diventando offuscato, compreso il mio nome. Ieri sera ho impiegato qualche istante in più per riprenderlo. Andrea. All’inizio del viaggio era come un masso, un faro che segnava il porto, ora sembra solo uno scoglio che ho lasciato alle spalle, una terra che ho già esplorato e che in cui non sento l’urgenza di tornare.
È possibile abbandonare Andrea su uno scoglio e ricominciare in altro modo? A questa idea il petto si fa più leggero e il respiro diventa fresco.
Due parole, però, mi sono balenate davanti agli occhi: Real Game.