Lo consideravano uno sciocco, un perdigiorno di professione, sognatore nel tempo libero. Tom rientrava a pieno titolo nella pletora di chi non sa come seguire il flusso maestro, e cerca la propria via con il rischio di perdersi tra l’erba alta.
Il più grande desiderio di Tom era imparare a volare. Fin da bambino covava in cuore il segno di vedere il cielo da vicino e osservare il suo mondo da una prospettiva unica. Se avesse detto di voler diventare ricco o famoso, il clamore sarebbe stato inesistente. Ma l’idea di volare era per tutti un sintomo di follia.
Tom sapeva che tutto era meccanica, che l’aria riusciva a sostenere interi stormi e che, con le giuste precauzioni il suo sogno avrebbe spiccato il volo. Studiò in ogni momento una possibile soluzione e alla fine realizzò un piano. E con il piano comparve anche un sorriso da tempo volato via.
Iniziò a nutrirsi con piccoli bocconi di miglio e semi. Per volare bisognava essere il più leggeri possibile. Continuò con lo studio delle lingue volatili, confermando i sospetti di follia. E infine costruì le ali.
Alcuni giurano di averlo visto volare alto nel cielo. Altri sostennero di averlo visto precipitare. Gli occhi sanno essere miopi.