Imparare a volare

Lo consideravano uno sciocco, un perdigiorno di professione, sognatore nel tempo libero. Tom rientrava a pieno titolo nella pletora di chi non sa come seguire il flusso maestro, e cerca la propria via con il rischio di perdersi tra l’erba alta.

Il più grande desiderio di Tom era imparare a volare. Fin da bambino covava in cuore il segno di vedere il cielo da vicino e osservare il suo mondo da una prospettiva unica. Se avesse detto di voler diventare ricco o famoso, il clamore sarebbe stato inesistente. Ma l’idea di volare era per tutti un sintomo di follia.

Tom sapeva che tutto era meccanica, che l’aria riusciva a sostenere interi stormi e che, con le giuste precauzioni il suo sogno avrebbe spiccato il volo. Studiò in ogni momento una possibile soluzione e alla fine realizzò un piano. E con il piano comparve anche un sorriso da tempo volato via.

Iniziò a nutrirsi con piccoli bocconi di miglio e semi. Per volare bisognava essere il più leggeri possibile. Continuò con lo studio delle lingue volatili, confermando i sospetti di follia. E infine costruì le ali.

Alcuni giurano di averlo visto volare alto nel cielo. Altri sostennero di averlo visto precipitare. Gli occhi sanno essere miopi.

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Discesa

Da piccola sognava ed era certa che da qualche parte quei sogni diventassero schegge capaci di costruire mondi e universi. Da piccola sognava di avere ali fatte della stessa sostanza dei sogni e di poter esplorare i vasti oceani di aria. Sognava, mentre il mondo accanto a lei cadeva pezzo a pezzo. Sognava, e i suoi occhi rifuggivano una realtà che aveva perso i colori.

Le avevano promesso il meglio, ma le promesse sono vuote come gusci di conchiglie. Le avevano detto che sarebbe stata una vincitrice, ma la sua voce era troppo debole per farsi sentire. Parole e basta.

Finché un giorno vide un annuncio: Cercasi aspirante paracadutista. Quando sognava, immaginava ali, ora la sostenevano ventri di metallo. Quando sognava, vedeva la pace, ma al suo fianco pendeva un’arma.

Solo il paracadute era lo stesso, tessuto dal regno dei ragni. Mentre sentiva il vento sul volto, sperò che la terra la inghiottisse in tutta la sua felicità.

Ali di cristallo

In questi giorni sono stanca. Stanca delle ingiustizie, stanca di aspettare, stanca di pensare, di preoccuparmi. Stanca di sorridere e di far finta che vada tutto bene. Stanca di questa stanza, di questa città, di questi estranei.

Perciò ho voglia di scappare sul dorso di un uccello dalle ali di cristallo stringendo forte tra le dita piume colarate, dalle sfumature accese, vive e vibranti. Rosso, azzurro, verde, arancio. Un turbinio fantastico che si piega docile al vento.

Allora andiamo, abbandoniamo le terre nebbiose, i massicci che tolgono il respiro, i vincoli che trattengono le gambe, le strade tortuose che sembrano non avere fine.

Fuggiamo via, accompagnami in cima a montagne vertiginose mai violate da uomo, per poi andare in picchiata, con il vento feroce tra i capelli, giù, sempre più in basso tra le rughe profonde della terra, là dove il sole è solamente un ricordo lontano.

Le tue piume cristalline possono schiudere mondi sconosciuti. Immense praterie colme di fiori, popoli curiosi che vivono in armonia, luoghi dimenticati sotto il deserto dei tempi. Mostri,eroi, furfanti, magie e stregonerie di ogni sorta. Un impossinbile mondo parallelo in cui tutto è possibile, in cui il debole educa i forti, e la fatica riceve sempre giusta ricompensa.

Fammi sentire le musiche sconosciute, odori di fiori di altre ere. Fammi vedere le stelle e le galassie, passeggiare sulla luna o nuotare nelle profondità ovattate degli abissi marini.

Vola, finché puoi, finché le tue ali non si infrangono, lasciandomi precipitare ancora una volta in questa dolorosa incertezza.

Tentavi di volo

Hai voluto spiccare il volo, cercare di allontanarti da questa monotona terra.

Hai tentato di avere di più, di migliorare ogni giorno, di essere la pecora nera in un candido gregge.

Hai continuato a lottare finché le armi non si sono smussate.

Hai scalato le montagne, facendoti sanguinare le mani.

Sei salito su scale impervie, di corsa, tutte d’un fiato, con forza e tenacia.

Non hai cercato scorciatoie, non hai appeso zavorre a chi ti stava davanti.

Hai provato a volare, ma ti ritrovo ancora qui, mentre zampetti su queste rocce.

Hai il triste aspetto di un angelo con le ali spezzate.