Correre

A volte basta camminare, altre è necessario correre, più veloci del vento. O forse basta correre più veloci degli altri.

La vita di Ben poteva essere considerata una grande fuga. Da che cosa fuggisse, non era dato sapersi. Neppure Ben sapeva quali fossero i suoi inseguitori. Si limitava a correre, a scappare perché non voleva essere catturato. Era semplice anticipare la fuga senza un reale pericolo, mettersi in salvo prima che arrivi la mareggiata.

Ben correva perché aveva paura di non farcela, di vedere crollare la terra sotto i piedi. E non fremeva nel voler sapere che cosa si celasse sotto quella crosta di fango. Temeva di non farcela, di essere calpestato da chi gli stava alle spalle.

Qualcuno si sarebbe fermato per tendergli una mano? Probabilmente no. E lui? Si sarebbe fermato per aiutare? Era una domanda cui non voleva trovare la risposta.

Ma prima o dopo, tutti incontrano un uomo a terra. E allora bisogna scegliere se rallentare o se continuare la corsa.

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Multiforme – Pt. 3

Le navi sono luoghi sospesi in un limbo di indeterminatezza. Basta così poco per spingerle fuori rotta o per farle crollare nell’oblio degli abissi marini. Non che avessi molte aspettative da questo viaggio: il mio intento era solo quello di divertirmi, prendere spunto per dare al conte Mortmer un passato abbastanza affascinante per qualche signora della buona società del paese in cui tutto era possibile. L’Inghilterra era diventata troppo stretta per una mente come la mia e soprattutto per i miei misfatti. C’era un poliziotto, un mero commissario, che si stava interessando un po’ troppo ai casi in cui ero coinvolto, e che stava facendo dei legami che mi avrebbero potuto causare problemi.

Ma per essere un ottimo truffatore bisogna avere ottime spie, anche tra coloro che dovrebbero darti la caccia e impedirti di continuare a compiere misfatti. E quindi mi imbarcai a spesi del conte Mortimer. Anche se ancora non sapevo che questo viaggio si sarebbe rivelato tanto pericoloso quanto proficuo.

Se doveste mai affrontare un viaggio transatlantico, vi consiglio la prima classe: non vi accorgerete neppure che state galleggiando su un guscio di noce in mezzo a un deserto liquido. Il personale poi è squisito: si sono comportati in modo ineccepibile con il conte Mortimer, soprattutto una cameriera giovane e carina, probabilmente attratta dal titolo e dalla prospettiva di una mancia cospicua, che ovviamente ricevette. Altra regola fondamentale è farsi amici tra camerari e governanti: hanno orecchie e occhi ovunque, sono custodi di segreti molti utili.

La piccola e non certo innocente Annette: tanto utile quanto pericolosamente chiacchierona. Se fosse stata più discreta, non avrei dovuto sporcarmi le mani anche in questo viaggio.

Multiforme – Pt. 2

Sembrerà scontato, ma con me porto sempre una copia dell’Odissea: è uno dei pochi libri che ho apprezzato a scuola. Dicono che Alessandro Magno avesse con sé l’Iliade: forse i libri prediletti indicano la vera natura di un uomo. Di certo non potrei mai incarnare l’iracondo Achille o l’ingenuo Paricle, morto a causa di un costume non adatto.

Questa storia inizia proprio con un costume, ma non foriero di morte, come quello di Patroclo. Bisogna saper scegliere la propria maschera, o si rischia di cadere vittima della propria trappola. Ma è meglio andare con ordine.

In questo secolo molto sta cambiando e io voglio sfruttare ogni possibilità. In effetti, il mio fine è quello di trarre vantaggio da ogni situazione. Che tipo di vantaggio? Per lo più economico. Sono riuscito ad accumulare ingenti sostanze, necessarie per corrompere e per mantenere una certa credibilità. E poi c’è la soddisfazione personale nel vedere un mio piano attuato. E per raggiungere questo scopo, sono pronto a tutto. E con tutto, intendo anche commettere i crimini più efferati.

Mi sono imbarcato per l’America sotto il falso nome di Ulysses Mortimer, un conte. Non è stato difficile: il vero conte Mortimer è stato debitamente eliminato, e il suo documento modificato con abilità: non potevo certo viaggiare con un nome come Alexander, un condottiero semidivino che poco mi si addice. Niente di più facile che contraffare un documento: d’altronde in una mia vita precedente sono stato anche un vile falsario. Vile, certo, ma credetemi, è una professione che permette di guadagnare bene.

Quando i giornali diedero la notizia che il ricco e solitario conte Mortimer era stato ritrovato a marcire, ormai cadavere, in un canale fuori Londra, io ero già in mezzo all’oceano, e non avete idea di quali proficue conoscenze si possano fare in prima classe.

Aria

Ci sono momenti in cui l’aria sembra essere più densa, quasi viscosa: i bronchi si dilatano, si annaspa alla ricerca di ossigeno, nel tentativo di liberarsi da una sensazione di oppressione e di soffocamento.

Aria lo sapeva bene. Quello che non sapeva era perché l’avessero chiamata in quel modo, come l’elemento più volatile e meno consistente tra tutti. Ma quello era il nome che si ritrovava e bisognava farci i conti. Il problema di Aria, in quel momento, era che aveva proprio bisogno di cambiare aria. Andarsene da quell’anfratto, liberarsi da una situazione che la teneva incatenata a terra. E quella zavorra erano proprio le aspettative che le piovevano da ogni parte, doveri imposti che reclamavano di essere soddisfatti e che lei, ne era certa, non avrebbe potuto mai portare a compimento.

Per questo Aria se ne andò. Svanì in un giorno umido, uno di quelli in cui si fa penetrante l’odore di pioggia e anche respirare sembra essere un’impresa. La sua famiglia disse che non aveva lasciato niente, nessun messaggio, nessun suggerimento di dove fosse andata. Era semplicemente scomparsa.

Aria era scomparsa per inseguire i suoi sogni, per respirare, finalmente, per sentirsi libera leggera come il nome che le avevano donato e che fino a quel momento era un peso strano e senza senso. Si dice persino che sia diventata pilota e che sia volata in ogni angolo del mondo, ma altri sostengono che semplicemente abbia vagato come fanno le nuvole, sospita dai capricci del vento e dai desideri di curiosità, per poi precipitare leggera in qualche angolo del mondo in cui l’aria era conosciuta per la sua leggerezza.

Tutti in carrozza – Pt. 27

L’inizio non permetteva bene, pensò Andrea mentre noleggiava una modesta carrozza che li portasse vicino al porto. Il piano era acquistare due biglietti di seconda classe per l’America. Era l’unica possibilità fattibile: in terza Ivonne avrebbe patito, in prima avrebbero aiutato attirato troppa attenzione.

Scoprirono che la nave sarebbe salpata la settimana dopo, per cui i biglietti erano quasi esauriti se non per una sola cabina, che avrebbero dovuto condividere. L’alternativa era aspettare un mese abbondante in una città ostile, con il pensiero di essere raggiunto dall’uomo minaccioso.

“Ivonne, tanto per essere chiari, chi è tuo marito? “

“Un mercante”

“Ha conoscenze molto particolari”.

Ivonne rise: “Non tutti i commerci sono leciti “.

Andrea sapeva che i guai erano solo iniziati.

Follia

Quando aprii gli occhi non vidi nulla. Il sole non splende più per me. Quando parlai, non pronunciai parola: l’aria non vuole più accogliere la mia voce. Vedo il mare tinto di sangue, sento il pianto di mio padre e le risate di questi marinai.

“Sorella, torna con me”.

È mio fratello che mi parla. Lui mi parlerà sempre, con una bocca che sa di sale, guardandomi con occhi persi nelle profondità marine. Non posso tornare. Il tradimento verrebbe punito.

“Sorella, ricordati chi sono”.

Certo. Sei il fratello che ha inseguito lo straniero per riprendere un semplice vello e una sorella traditrice. Non tornerò, e neppure tu.

“Sorella, non farmi del male”.

Io no, non potrei mai. Questi marinai, invece, possono. E seguirono le mie indicazioni, cosicché nostro padre si fermasse a raccoglierti, pezzo per pezzo. Non tornerò a casa, ho scelto di seguire una lingua che non conosco, un uomo che guarda l’orizzonte con forse troppa avidità.

Medea ha scelto, ma il sole sussurra storie nefaste.

Mondi nascosti

Secondo antiche credenze, il cosmo trova una perfetta corrispondenza con l’uomo. Girando la visuale, gli uomini sono microcosmi dell’infinito. Ognuno contiene gli elementi vivifichi, ognuno ha in sé i germi del tutto. L’infinito è stato racchiuso nella membrana di un corpo ristretti.

Iulio sentiva quel cosmo palpitare nel petto e sapeva che era troppo da sopportare. Era stato educato a fare un passo indietro, a chinare la testa e a ubbidire. La sua era stata una vita irreprensibile, onorabile da ogni punto di vista.

Ma quel giorno aveva le stelle per occhi e la luna sulla labbra. Tra le mani sentiva i pianeti e i capelli erano scompigliati da un vento non umano.

Iulio sapeva di essere di più. Sapeva che quel villaggio avrebbe soffocato il suo cosmo. Partì. Senza un saluto. Semplicemente scomparve, come una stella degenerata.

Tutti in carrozza – Pt 6

“E tu che vuoi?”

Per un attimo Ivonne pensò che suo marito l’avesse raggiunta lì, nel corridoio su cui si affacciavano gli scompartimenti di prima classe. Ma Luc non era lì e quell’uomo era solo un ricco viaggiatore. Gli sorrise.

“Mi deve scusare, pensavo di conoscerla. Ivonne, per servirvi”.

Il grassone si addolcì “che cosa ci fa una signora senza accompagnatore? Lo avete lasciato in cabina?”

“Monsieur è mancato”.

“Vedova, dunque”.

“Vedova e alla ricerca di qualcosa di nuovo” disse Ivonne mentre se ne andava sorridendo.

Forse aveva trovato il nuovo Luc.

Tutti in carrozza – Pt 2

“Tutti in carrozza” sbraitò il capotreno. Dopo aver ondeggiato, l’ombrellino scomparve e Andrea si fece strada fra la folla per prendere posto su una delle malmesse panche.

“Tutti in carrozza” urlò il capotreno e Ivanne chiuse l’ombrellino per entrare nella confortevole carrozza di prima classe, seguita da un valletto che le portava i bagagli.

Una volta seduta, tirò un sospiro di sollievo: alla banchina non si era presentato il marito, nessuno aveva tentato di trascinarla di nuovo a casa. Forse vedendo la cassaforte vuota, al povero Luc era venuto un infarto. Poco male: in tal caso sarebbe diventata una vedova, ancora più libera di quanto non lo fosse in quel momento.

Ivonne stava scappando verso l’ignoto, ma odiava i disagi della povertà. Non era neppure la prima volta che sceglieva quella strada: qualche anno fa era stato Luc a salvarla da una povertà assoluta. Ma ora era Luc a toglierle il fiato, e quindi Ivonne gli aveva tolto il denaro. Una giusta ricompensa.

Il treno sbuffò e iniziò a muoversi. Lontano si sentì un grido “Strega, ladra!”.