
In questo mondo mi sento affondare, il terreno perde consistenza sotto i piedi, il cielo si allontana, il suolo si chiude in una morsa umida che smorza il respiro. In Arcadia questo movimento di discesa rimane sconosciuto, appartiene a una realtà lontana, al mondo delle leggi fisiche e della gravità.
Arcadia è il cielo infinito, solcato da una nave che si destreggia tra stelle e pianeti, tra meteore e comete. Arcadia è aria rarefatta, è vento e brezza, è sogno che si cristallizza in leggere nubi. Arcadia è cristallo che si infrange con uno sciabordio lieve, è acqua che culla il vagabondo e lenisce il ferito.
Tutto è possibile: grazie ad ali di arcobaleno il cielo dischiude i suoi arcani, senza il timore della vicinanza al sole. Pinne e branchie permettono di esplorare la pace ovattata del regno marino. Puoi essere leone o gazzella, aquila o delfino. Puoi ridere e gioire, senza paura di sguardi colmi d’invidia e traboccanti di giudizi.
Ad Arcadia puoi anche piangere, se ti va. Nessuno richiede il sorriso da rivista, nessuno pretende una testa china, ma sempre disponibile e preparata. Ad Arcadia non c’è fallimento, non ci sono cadute. Arcadia non conosce gravità.