Senza pazienza

Quante volte ci hanno ripetuto di avere pazienza o ci siamo detti di portare pazienza? Non è possibile quantificarne il numero, semplicemente troppe. Bisogna avere pazienza con gli altri, con se stessi, con il mondo intero. Bisogna avere pazienza nell’attesa che una rosa sbocci, che un fiore si apra, che un pezzo di legno metta le radici. Sono i tempi della vita e della morte che richiedono pazienza.

E se di pazienza non ne rimane, si trova sempre qualche scorta in un angolo recondito, perché non si può fare altrimenti. Talvolta il respiro diventa pesante e il cuore batte troppo forte, come se volesse urlare al mondo che c’è un essere umano che vuole essere sentito e ascoltato. E con pazienza si attende che qualcuno si accorga di quel tamburo impazzito.

Il tamburo impazzito segna la marcia impaziente di un folle che non accetta di aspettare e che vorrebbe mettere il prima possibile le sue mani tremanti e la sua mente avida su qualche novità.

Pubblicità

Caverna

C’è una piccola caverna oscura, un diamante nero incastonato tra il cuore e il polmone. In questo anfratto vive una creatura mostruosa, minuscola, certo, ma potente. Sembra uno sbuffo di fuliggine, con zampette dotate di artigli e vispi occhi luccicanti. O forse è più simile a una creatura tentacolare, che si avvinghia con forza e stritola anche le rocce.

In un punto ben preciso del petto c’è lo sconfinato regno di una creatura subdola e scaltra. Il suo è un potere incontrastato. Il nome oscilla da rabbia a vendetta, talvolta muta anche in invidia. Difficile da domare, impossibile da addomesticare.

La caverna è minuscola, quasi impercettibile, ma la posizione è ottima. Comanda il cuore, toglie il fiato, accelera il ritmo, lo riduce al minimo. A euforia amara segue un dolore profondo che smorza il respiro.

È una strana creatura. E quando decide di uscire è meglio prepararsi al peggio.

Il cuore del tempo

Strana cosa il tempo, non si può fermare, non si può riscattare. Sembra procedere con un ritmo sempre uguale, con i secondi che scadono nelle ore, per tramutarsi in giorni e ingigantirsi in ere senza memoria. Talvolta, invece, segue un ritmo tutto suo, compie una spericolata fuga in avanti, per poi allungarsi, rallentare sonnacchioso e pigro come un ghepardo che si prepara al riposo dopo aver catturato la preda.

Il tempo funziona come un cuore: per lo più segue un andamento ben preciso, con una cadenza ipnotica, che quasi non si sente. Il suo è un cammino senza scossoni, quieto, ma inarrestabile. In caso di turbamenti, però, o di variazioni più o meno sperate, quel ritmo si altera, e scorre come un fiume in piena o si congela in una statua, e rimane sospeso nel vuoto, in attesa di crollare a terra e infrangersi.

Il tempo ha una mente, la contabilità dei giorni e il ricordo del passato. Ha delle mani, che disegnano strane linee sul volto e sui corpi, che scavano nelle anime per rubare frammenti di vita. Ha la bocca per sussurrare quanto sia vana questa fuga, questa maschera di etern gioventù. Perché nel suo cuore non dimorano pietà e compassione, ma uno spirito che si ribella alle misure predefinite.

Il cuore del tempo può ingannare, può far credere che tutto sia misurabile e quantificabile, per poi lasciare senza fiato dopo una semplice rampa di scale.

Pulsazioni

Sotto le dita le tempie pulsano come impazzite. Sembra il cuore di un uccellino reduce da un folle volo.

E anche tu vorresti partire e spiegare le ali, vorresti che il cuore battesse per emozioni travolgenti, per il suo tiranno amore, per la sua signora adrenalina. Non per paura. No, non per quell’infida creatura capace di sconvolgere il ritmo vivifico.

Le tempie pulsano. Sembra che il sangue voglia fuggire, che aneli alla libertà. Rompere gli argini come un fiume e mostrare tutta la sua potenza.

Fuggire. Sì. Avere la possibilità di lasciare alle spalle tutti gli errori, le leggerezze che ora ti trascinano inesorabili verso il fondo, come palle di ghisa agganciate alle caviglie.

E intanto ti chiedi come fare. Come fare a spiccare il volo. Come fare a fuggi. Come uscire da questa gabbia.