“M-m-mi d-d-dispiace, r-r-ragazzi. S-s-sono i-i-inciampato” balbettava sconfortato Antonio. Nessuno si sarebbe mai scagliato contro Antonio: la sua faccia pallida e il tremito che lo percorreva avevano fatto nascere in tutti un senso di disagio. In tutti, tranne in Luca. Il capo degli Allegri Compari non tollerava imprevisti, che venivano considerati alla pari di insubordinazione, e, come tali, dovevano essere puniti. E Antonio era terrorizzato dalle punizioni, più di quanto Rachele, la moglie di Silvano, fosse terrorizzata dagli inferi.
“Una cosa dovevi fare, una! Prestare attenzione!” Luca era fuori di sé: occhi sporgenti e bava alla bocca, sembrava volersi avventare sulla povera vittima per ridurla in carne macinata. Se avesse messo questa passione nella relazione con Anna, pensò Silvano, probabilmente Luigino non avrebbe dovuto consolarla. Se avesse impiegato quell’energia con la moglie, pensò Pietro, avrebbe avuto qualche ragazzino da inviare come spia dagli avversari.
“Giocherai! Giocherai lo stesso! Dovessi puntellarti su una sola gamba! E ti allenerai con me!”
Antonio guardava supplicante Pietro: sapeva che Luca lo avrebbe massacrato, non gli avrebbe dato tregua. Ma Pietro non osò, né volle intervenire. Inoltre, Luca sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, e non voleva dargli lui la spintarella finale.
Ci pensò Silvano a dargliela: “Luca, calmati, si sistemerà tutto. Lascia stare Antonio. Mi alleno io con lui, così tu puoi lavorare con Pietr…”
SBAM
Luca aveva lanciato la sua boccia dritto verso Silvano, con una mira che non sembrava essere stata alterata dalla rabbia. Quando perdeva le staffe, Luca non diventava cieco: al contrario, vedeva tutto molto meglio del solito. Silvano non dovette andare in ospedale solo perché ebbe l’accortezza di chinarsi e assumere una poco onorevole posizione fetale.
“Zitto, sono io il capitano! Io! Puoi tentare di prendere il posto di Luigino, ma non quello di capitano!”
“Tu sei matto” gli urlò Silvano alzandosi.
Quel giorno Silvano non si allenò, né con Pietro né con Antonio. Prese le bocce, prese la sua sacca, e con passo deciso imboccò l’uscita del bocciodromo.
Luca agguantò Antonio sibilando: “Tu stai qui, e giochi. E tu, Pietro, pure. Facciamo un gioco a tre, alla faccia dei numeri primi e dei numeri dispari. Magari è la volta buona che qualcuno si faccia male per davvero!”.
Così dicendo, scagliò la seconda boccia, questa volta verso il pallino, che venne sbalzato e rotolò verso il fondo del campo.
Pietro non lo contraddisse. Antonio cercava di scusarsi, ma il balbettio rendeva tutto poco chiaro. Almeno, per una volta, nessuno parlava di Clara o di Anna.