Follia

Quando aprii gli occhi non vidi nulla. Il sole non splende più per me. Quando parlai, non pronunciai parola: l’aria non vuole più accogliere la mia voce. Vedo il mare tinto di sangue, sento il pianto di mio padre e le risate di questi marinai.

“Sorella, torna con me”.

È mio fratello che mi parla. Lui mi parlerà sempre, con una bocca che sa di sale, guardandomi con occhi persi nelle profondità marine. Non posso tornare. Il tradimento verrebbe punito.

“Sorella, ricordati chi sono”.

Certo. Sei il fratello che ha inseguito lo straniero per riprendere un semplice vello e una sorella traditrice. Non tornerò, e neppure tu.

“Sorella, non farmi del male”.

Io no, non potrei mai. Questi marinai, invece, possono. E seguirono le mie indicazioni, cosicché nostro padre si fermasse a raccoglierti, pezzo per pezzo. Non tornerò a casa, ho scelto di seguire una lingua che non conosco, un uomo che guarda l’orizzonte con forse troppa avidità.

Medea ha scelto, ma il sole sussurra storie nefaste.

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Sfida le acque

Un re senza regno. E un usurpatore con il regno.

Una storia come tante altre.

Solo che per avere il regno ho dovuto sfidare il mare. Sfidare gli dei. Sfidare gli uomini.

Siamo fatti per camminare sulla terra, respirare l’aria. Non per galleggiare su un legno in mezzo alle onde.

Gli Argonauti hanno affrontato il dio del mare, hanno cercato di raggiungere l’orizzonte. Finalmente lontano da una città che non mi appartiene più, dai conflitti, da aspettative più grandi di me.

Ora sono qui, tra l’azzurro del cielo e il blu del mare. Probabilmente sto andando verso la morte. Probabilmente non vedrò più queste spiagge.

Dietro un passato doloroso, davanti un futuro ignoto.

Ora sfida le acque, Giasone. Sfida il mondo. Vai e guarda. Guarda maghe con poteri straordinari. Guarda terre diverse e lontane. Impara.

Magari, un giorno, il passato mi darà la chiave per aprire la porta del futuro.