Re e villani

L’universo è nato nel caos, e probabilmente nel caos perirà. L’ordine può sempre essere messo in subbuglio, è solo una mera convenzione che permette la convivenza e mette confini. Ma l’ordine è imposto da regole, le regole delimitano le libertà, e le regole vanno infrante. Almeno per una volta la pazzia mostra la lingua al saggio dio che ha racchiuso i titani in un ventre oscuro di oblio.

Il re cade dal trono e senza corona viene confuso con un villano. Il villano raccoglie un cerchio dorato e subito viene assiso su uno scranno da dove vede una distesa di nuche. La regina fugge dal palazzo vestita da pastore, il pastore abbondona le pecore per mettersi una sottana, il ricco cerca ghiande di bosco, il povero addenta un cosciotto prelibato, le pecore mettono in ordine i cani.

Nel giorno di libertà, tutto è possibile. Il poeta viene messa alla gogna, l’illetterato tesse carmi e distici, il macellaio porta a spasso un maialino, la vedova ritrova l’amore, l’infante insegna al genitore, il più pavido ritrova un coraggio da leone, l’impavido si concede tregua nella più oscura e dimentica delle taverne.

È il giorno delle maschere. È il giorno in cui le maschere cadono. Il pentimento sarà riservato a un altro giorno.

Carnevale

Maschere. Sorrisi dipinti, occhi vuoti, neri buchi che si aprono senza lasciar trapelare niente. Sorrisi dipinti, ghigni mostruosi. Caricature, trampolieri, gnomi, eroi, dei. Grida, risa, musica e strepiti. Danze, giri, rincorse.

Una giostra frenetica e sorprendente mi chiama, mi costringe a tuffarmi in un tafferuglio senza logica.

Ecco la tua maschera, tiene il tuo costume, copriti con una parrucca, truccati, cambia la voce. Vieni, danza con me, ridi bevi. Reggi il boccale, bevi l’inebriante nettare, lascia andare. Cambia la maschera, cambia compagno, sorseggia da questa ciotola.

E rimango ferma lì, incuriosita e spaventata. Oro e rosso luccicano ovunque, piume smeraldo, zaffiri, rubini, perle. Bagliori accecanti che commettono con il sole in persona. Troppi perché siano veri, troppo simili per distinguere i falsi.

Avanti, tuffati, seguici. Ridi con noi, mangia con noi. Baciaci. Non saprai più cosa sia solitudine.

Ascolta il violino impazzito, la cantante stonata, i tamburelli che non trovano tregua. Senti la nostra felicità, la pazzia del nostro inno.

Intorno a me solo maschere. Stupende, colorate, affascinanti come le piume di un pavone. Indosso la mia, la assicuro per bene e avanzo di un passo.