Maschere. Sorrisi dipinti, occhi vuoti, neri buchi che si aprono senza lasciar trapelare niente. Sorrisi dipinti, ghigni mostruosi. Caricature, trampolieri, gnomi, eroi, dei. Grida, risa, musica e strepiti. Danze, giri, rincorse.
Una giostra frenetica e sorprendente mi chiama, mi costringe a tuffarmi in un tafferuglio senza logica.
Ecco la tua maschera, tiene il tuo costume, copriti con una parrucca, truccati, cambia la voce. Vieni, danza con me, ridi bevi. Reggi il boccale, bevi l’inebriante nettare, lascia andare. Cambia la maschera, cambia compagno, sorseggia da questa ciotola.
E rimango ferma lì, incuriosita e spaventata. Oro e rosso luccicano ovunque, piume smeraldo, zaffiri, rubini, perle. Bagliori accecanti che commettono con il sole in persona. Troppi perché siano veri, troppo simili per distinguere i falsi.
Avanti, tuffati, seguici. Ridi con noi, mangia con noi. Baciaci. Non saprai più cosa sia solitudine.
Ascolta il violino impazzito, la cantante stonata, i tamburelli che non trovano tregua. Senti la nostra felicità, la pazzia del nostro inno.
Intorno a me solo maschere. Stupende, colorate, affascinanti come le piume di un pavone. Indosso la mia, la assicuro per bene e avanzo di un passo.