Distruggere

Esistono forze che devono essere nascoste. Esistono forze che non possono essere nominate, né evocate. Sono le correnti incapaci di costruire, che hanno un potenza tale da creare distruzione.

I Titani sono stati imbavagliati, nascosti nel ventre della terra. Il loro regno sarebbe stato un lunga devastazione senza vita, senza luce e senza canti. Il mondo non avrebbe conosciuto la vita, non si sarebbe potuto popolare di edifici. La forza dei Titani sarebbe stata un’esplosione senza sopravvisuti.

Ma anche da reclusi i Titani fanno paura. La loro volontà di uccidere serpeggia tra le sbarre, la brutalità si insinua nelle fessure, l’alito di morte appesta l’aria. Scuotono la terra, squassano l’aria, feriscono la superficie. E l’uomo trema.

Talvolta i Titani ruggiscono nel cuore, e le mani vorrebero solo distruggere.

Un filo sospeso nel nulla

Cammini in bilico su un filo di seta. Sottile e tagliente, lascia sottile e fastidiosi segni sui piedi nudi.

Sotto un baratro nero, dietro una grigia piattaforma, davanti una nebbia fredda che nasconde l’arrivo.

Il passo si fa pesante. A volte ti fermi. Il bilanciere in mano diventa un intralcio, un fastidioso fardello.

Il vento ti scuote, ti fa oscillare.

Il vuoto ti chiama sé, allettante come può esserlo solo l’oblio. Subdoli sussurri suggeriscono la soluzione più facile: abbandonare quel filo di dolore, rifugiarsi nel nulla.

Ma tu procedi. Stringi il labbro, facendolo sanguinare.

Un passo dopo l’altro. Con una lentezza esasperante, ma avanzi.

Non inchinare la testa. Anche se la stanchezza è piombo sulle spalle, non inchinarti. Alza gli occhi, guarda fieramente davanti.

Avrai la forza di danzare come un giocoliere sul filo. Equilibrista della vita, rifuggirai quelle comode e banali sicurezze che lasci alle spalle.

È ora di volare. Di fendere la nebbia con la tua determinazione. Di urlare al mondo la tua rabbia e le tue paure, di fare della tua debolezza una forza.

E allora il vento diverrà una brezza benevola.