Gocce

Goccia dopo goccia.

Era l’unico suono che rieccheggiava in quell’anfratto. Sembrava segnasse l’ora del mondo. Con un ritmo lento, snervante, sentiva cadere quella piccola particella d’acqua.

Goccia dopo goccia.

E l’oscurità fu illuminata dal ricordo di un giorno di sole, in cui correva con gli amici lungo il fiume. Era solo un ragazzo. Improvvisamente si fermò a osservare un piccolo globo di rugiada intrappolato su uno stelo d’erba. Attese finché non cadde. Intanto i compagni si erano allontanati.

Goccia dopo goccia.

E questa volta fu la luna a fare capolino. Un luna di molti anni prima che ammantava di una veste divina la sua amata. E mentre passava le dita sul suo corpo, una gicciolina di passione cadde sul petto.

Goccia dopo goccia.

Si immaginò la miriade di gocce che si lanciavano da una cascata per ritrovare pace al di sotto. Un branco, in tutto simile ma in realtà così diverso, da quel canto solitario che continuava a martellargli la testa.

Goccia dopo goccia.

La cascata di pioggia lo tenne in ostacolo di quel porticato. Una lunga striscia asciutta in un lago crepitante. Affianco degli estranei. Provò a immaginarsi le loro storie, il motivo per cui fossero bloccati anche loro lì. Si era creato un limbo di anime impazienti, costrette all’attesa, che non potevano fuggire.

A quel suono così aggressivo eppure anche dolce, vedeva la sua vita fuggirgli via.

Goccia dopo goccia. L’orologio del mondo.