Splendo in cielo insieme alle mie sorelle: siamo conosciute come Pleiadi e siamo in continua fuga da un cacciatore, Orione, che ci ha impaurito con il guaito del suo cane e con la sua bramosia. Si fosse limitato ai cervi, noi avremmo mantenuto il nostro aspetto. Come mio figlio, ora anch’io sono costretta a correre senza sosta, ma non ho alcun messaggio da portare, solo paura.
Fui amata da Zeus e in una grotta diedi alla luce lo scaltro Hermes, messaggero degli dei, protettore dei viandanti, dei mercati e anche dei ladri, in continuo viaggio tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Non ha avuto il compito di accompagnare la mia di anima nell’Ade, perché il mio amante Zeus mi volle in cielo, ma lontano dall’Olimpo. Potrebbe essere un onore, se non sentissi sempre il latrato di quel cane, il suo fiato sul tallone e la mano di Orione sul braccio.
Ora tocca a voi badare a Hermes. Fin da piccolo ha cercato l’inganno, rubando una mandria ad Apollo e riscattando il dio con un semplice giocattolo, un guscio di tartaruga in cui aveva teso delle corde. Il dio accettò, e io feci finta di credere all’innocenza di mio figlio. Conoscevo la sua irrequietezza, e infatti fu l’unico a essere in grado di allevare il piccolo Dioniso. Il dio dell’inganno e dei morti strinse un’alleanza con il dio dell’ebbrezza e della rinascita. I tempi stanno cambiando, lo sento. Le vecchie divinità sono divenute stelle, in immobile movimento, i giovani dei stanno sovvertendo un ordine che scricchiola.
Io sono Maia, la madre di Hermes, una della Pleiadi, e nella mia eternità non ho trovato pace.
