Mostri

Come ogni notte quell’occhio mi scruta dai piedi del letto. Non è una creatura umana, e nemmeno animale, non sembra essere neanche terrena. È lì, fissa, non distoglie mai lo sguardo, non tremola né sbatte le palpebre. Mi guarda.

Se non è umano e non è animale, allora è un mostro, come quelli che popolano le notti dei più ingenui. Anche sugli adulti hanno un effetto deleterio, sempre che si ammetta la presenza dei mostri. Vorrei che se ne tornasse nell’oscurità che lo ha generato, ma il mostro non si muove.

Tanto vale vederlo bene. Cerco a tentoni gli occhiali e li inforco, la mano trema un po’.

La notte inganna, crea ombre e luci, sussurra agli abitanti delle tenebre di giocare con gli uomini.

Mi alzo e chiudo la lampada.

Notte

L’oscurità sussurra piano, racconta mondi nascosti, lontani, persone sconosciute, creature fantastiche. Di notte ciò che il sole cela viene svelato dalla gentile luce della luna.

I mostri che atterriscono i bambini sgusciano pian piano fuori, da sotto i letti, dall’armadio, da cassetti e da soffitte polverose. Si aggirano come ombre per le camere, allungano le loro dita incorporee sugli abitanti addormentati e ignari. Solo un brivido li percorre. Queste ombre sanno che la loro vita è breve, verranno dimenticati, rinchiusi nei cassetti della memoria, liquidati come innocenti fantasie dell’infanzia.

Lontano si sente il verso stridulo della civetta. Dicono che porti morte. I suoi grandi occhi da rapace si sgranano nel buio e illuminano la notte. Vigile, attende immobile per poi prendere il vole, silenziosa e solenne. Come un sogno, scompare nella notte.

La frenesia luminosa del giorno si calma. La mente si perde osservando le stelle. Lumini che ardono lontani e tremolanti, che disegnano strane forme nel cielo, che raccontano storie di eroi, di ninfe, di animali fantastici. Inseguimenti e fughe, azioni considerate, ricompense. Tutto inciso nel firmamento, cristallizzato e apparentemente immobile.

È possibile ammirare città inesistenti, dalle alte torri di cristallo, fiumi incontaminati e mai esplorati, animali grotteschi che nessuno ha mai studiato o rappresentato, edifici complessi e tortuosi, con rampe, scalinate, porte inaccessibili, stanze che mutano. Un intero paese creato dalla infaticabile forza creatrice della fantasia.

E infine i mille colori. Quelle sfumature che si possono vedere solo nell’oscurità. Colori che di giorno non possono esistere. Davanti agli occhi chiusi si formano linee, cerchi, figure indescrivibili che divampano di rosso, giallo, arancio. Sfumano nello smeraldo, si innalzano all’oro e precipitano nel viola, per poi mutare lentamente in rosa, azzurro e cobalto. Tonalità pure, non contaminate dalla realtà corporea. Archetipi sublimi di colori.

Queste visioni svaniranno ben presto, lasciando solo una debole traccia, un rimpianto di un mondo perduto, di un viaggio cosmico. L’alba penserà a far tornare la realtà, e i sogni si dissolveranno come la foschia di prima mattina.