Klag, Candy, Dwarf e Furt si immaginavano che la cornacchia li accompagnasse almeno al limite della palude, ma si dovettero arrangiare.
“Corvaccio del malaugurio” grugnì Dwarf. “Non è un corvo” lo corresse Klag “è una cornacchia. E non sbuffare sempre. Dopo gli Spiriti, che cosa vuoi che sia un mostriciattolo”.
Anche l’umore di Furt non era dei migliori, nonostante il suo colorito fosse migliorato. Ma si sa, mai sveglaire il folletto che dorme. “Dicono che i folletti sappiano da caramella. E Candy, il tuo nome non mi sembra adatto all’occasione. Potremmo chiamarti Indigest o Poison”.
“Io non cambio nome” protestò Candy “avanti ora. L’ovest è da quella parte, e dal puzzo sembra che le paludi non siano lontane”.
L’unica a non parlare era stranamente Klag, che continuava a pensare alle parole della Cornacchia-Vecchia. Certo, trasformare in volatile una vecchia non era un atto di pura gentilezza, ma perché il mostro aveva aspettato tutti quegli anni per ottenere soddisfazione?
Quando espresse i suoi dubbi la misero a tacere con un secco: “se vuoi, glielo chiedi prima che tuo marito stenda il Mostro con il suo alito”.
“Che ha il mio alito?” Borbottò Dwarf.
“Chiedi agli Spiriti “.
“Li ho abbattuti con la mia forza e la mia possenza”.
E tutti si misero a ridere.
