Strana cosa il tempo, non si può fermare, non si può riscattare. Sembra procedere con un ritmo sempre uguale, con i secondi che scadono nelle ore, per tramutarsi in giorni e ingigantirsi in ere senza memoria. Talvolta, invece, segue un ritmo tutto suo, compie una spericolata fuga in avanti, per poi allungarsi, rallentare sonnacchioso e pigro come un ghepardo che si prepara al riposo dopo aver catturato la preda.
Il tempo funziona come un cuore: per lo più segue un andamento ben preciso, con una cadenza ipnotica, che quasi non si sente. Il suo è un cammino senza scossoni, quieto, ma inarrestabile. In caso di turbamenti, però, o di variazioni più o meno sperate, quel ritmo si altera, e scorre come un fiume in piena o si congela in una statua, e rimane sospeso nel vuoto, in attesa di crollare a terra e infrangersi.
Il tempo ha una mente, la contabilità dei giorni e il ricordo del passato. Ha delle mani, che disegnano strane linee sul volto e sui corpi, che scavano nelle anime per rubare frammenti di vita. Ha la bocca per sussurrare quanto sia vana questa fuga, questa maschera di etern gioventù. Perché nel suo cuore non dimorano pietà e compassione, ma uno spirito che si ribella alle misure predefinite.
Il cuore del tempo può ingannare, può far credere che tutto sia misurabile e quantificabile, per poi lasciare senza fiato dopo una semplice rampa di scale.

