Il cuoco

Un pittore usa pennelli e colori, il Cuoco utilizzava altri strumenti, ma il risultato non era da meno: pura arte. Ma nell’ultimo periodo la sua arte si era un po’ offuscata: le note amare si facevano ogni giorno più preponderanti, le salse tendevano a fare grumi, il sale era sempre mal dosato. Il Cuoco era molto contrariato: la sua arte sembrava essere in forse.

Il problema non era certo la sua tecnica a peccare, era l’umore a non funzionare. Il problema era chiamato Sylvie. Sylvie era come una maionese ben fatta: leggera, gustosa e con carattere. Sylvie era la moglie del Cuoco, e ne era stata anche la musa: i migliori piatti erano stati realizzati al suo pensiero. Al Cuoco non piceva ammetterlo, ma anche i peggiori piatti dipendavano interamente da Sylvie. Lei era la sua fortuna e la sua rovina.

A far impazzire la maionese, era stato Marc. Marc era il male, Marc era l’amante della bella Sylvie. E il Cuoco era venuto a saperlo da delle risatine che erano sfuggite dalle labbra di due suoi aiutanti, entrambi licenziati in tronco. Le risate erano scomparse, ma non il dubbio del Cuoco, che continuava a corrodergli il cervello come una goccia insistente di aceto. Marc doveva essere eliminato, per ripristinare l’ordine, per impedire alla mionese di impazzire di nuovo.

Il cuoco aveva organizzato una cena a due con la moglie. Lui e lei come ai vecchi tempi, senza alcun terzo incomodo. Marc sarebbe stato eliminato. Con questo pensiero fisso, il Cuoco aveva preparato una delle cene più riuscite della sua carriera, e tutto per riconquistare la moglie, per dimostrarle che era lui il suo eroe. Marc era stato eliminato.

Esatto, Marc era stato eliminato.

Era questo il pensiero che accompagnò il Cuoco mentre vedeva Sylvie mangiare il filetto con gusto. Marc non era più un problema.

Dicono che il Cuoco e la dolce moglie fossero impazziti. Dicono che nascondessero un segreto più grande di qualsiasi ricetta da Cuoco acclamato, e che questo segreto cementasse il loro matrimonio. Marc non si fece più vivo.

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